29 – FAMEDIO
Ricordo bene: quella giornata iniziò nel migliore dei modi.
7.00: sole sul lenzuolo, nonostante l’autunno inoltrato, torta di mele con spolvero di cannella, un’aforisma meno demagogico del solito, metropolitana semideserta.
8:30: La gonna impertinente lungo le scale del Famedio, il laccio civettuolo che adornava il suo polso e richiamava le décolleté rubiconde che fasciavano i piedi, la giacca ocra, corta ed aderente, quel ricamo arabesco violaceo lungo l’orlo delle maniche, la gonna a tubino sopra il ginocchio. Scolaretta collegiale, costretta in una divisa, contro la procacia del suo fisico maestoso.
L’incarnato pallido, incorniciato dalla robusta chioma del colore d’grappolo d’uva maturo destinato a diventar aleatico dell’Elba, piccoli occhi vispi e profondi, un arcipelago di lentiggini a costellare lievemente le gote.
9:00 Il tremolio della sua voce tradisce l’emozione che immancabilmente si presenta, quando si deve parlare davanti ad un pubblico, sia esso di colleghi, amici, familiari e mille volte di più con perfetti sconosciuti, eterogenei per età, nazionalità, livello culturale, oltre che la mia presenza. Ciononostante ha il polso della situazione, sa tenere a bada il suo gregge.
9.30 Riferimenti alla nostra lirica amorosa a noi solo comprensibili lungo il zigzagare tra le edicole di Gio Ponti e la meraviglia del Castiglioni.
9.50 I nostri occhi fremono, incespicano, scappano, si nascondono, si cercano e si trovano. Più volte.
11.15 No, le nostre labbra non si sono toccate incidentalmente, le nostre labbra si sono cercate, si sono inseguite, si sono volute!
Ma ha ragione, anche in quella occasione ero dibattuto. Lo volevo con tutto me stesso, ma contestualmente frenato dal sapere che non potevo assicurarle un domani. Combattuto tra la brama di suggere la nostra poesia direttamente dalla sua bocca e la paura di creare maggiore aspettativa… e non saperla appagare.
Non mi fraintenda, non sono così borioso da pensarla adorante ai miei piedi, ma certo è che il contatto fisico, un gesto così intimo, come un bacio sulle labbra, inevitabilmente lo si vorrebbe nella propria vita, anche non sine die, basta pieno e genuino, fosse anche a scadenza.
Questi i sentimenti che brulicano incessantemente nella mia testa da quel giorno.
Ma sarei stato scorretto e nemmeno trasparente come impone il nostro carteggio, se non le avessi detto fin da subito che quella situazione da cui sono sfuggito, non si è più ripresentata. Anzi…
Lucia ha trovato la forza di chiudere con il suo passato, ha finalmente affrontato i suoi demoni, ha fatto tabula rasa, pronta ad essere incisa nuovamente da me!
In questi due mesi mi ha offerto lo schemache anelavo e che negatomi mi ha fatto scappare lo scorso dicembre, complice forse il clima natalizio, familiare per antonomasia.
Ora mi ha dato un’orbita su cui girare, stabilizzarmi, non più disorientato nella fatica e nella frustrazione.
Lei invece è una sorta di corpo magnetico e per sua stessa natura mi attrae. Per i suoi modi, la sua cultura, la sua grazia, ma anche per il suo viso, le sua labbra sottili, la sua chioma indomita, i suoi piedi scalzi, le sue valli e i suoi colli disseminati di chicchi di grano.
Ma…. rischio di precipitare e di perdere quella stabilità che ho tanto agognato proprio ora che è arrivata, combattuto tra l’avanzare sulla scorta di una poesia che ho avuto la fortuna di incocciare casualmente in questo torrido agosto e il ritrovare inaspettatamente una persona con la quale sono stato bene al punto di innamorarmi. Per la seconda volta in vita mia….
Rischierei di precipitare e cedere alla tentazione di farla mia. E probabilmente ci riuscirei…
E poi? E poi per lei sarebbero un tormento. Come le ho già detto, ci sono passato, so cosa vuol dire. Inevitabilmente ci avviteremmo su noi stessi e finiremmo con tutta probabilità col detestarci e rinfacciarci inadempienze e parole spese in amore.
No, non voglio questo. Preferisco serbare il ricordo di una cosa bella e inaspettata che mi è capitata, anche se la vita non ha voluto far sbocciare il fiore che poteva essere.
Spero possa trovare nella genuinità e pienezza di quanto è stato tra noi, la forza di perdonare me e l’impermanenza della vita.
Con infinita dolcezza,
Lamberto
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