30 – IL PRIMO GIORNO DEL RESTO DELLA MIA VITA

26 Nov di editor

30 – IL PRIMO GIORNO DEL RESTO DELLA MIA VITA

“Ricordo bene: quella giornata iniziò nel migliore dei modi. Proprio come ci si aspetta che inizi il primo giorno del resto della propria vita. Per me iniziò con una telefonata, per te è cominciata con una proposta di matrimonio.”

“Mamma, è una proposta fasulla, visto che mi tradisce con la segretaria da mesi!”

“Se non ti avesse chiesto di sposarlo, non avresti mai scoperto che ha un’altra.”

“Cercare l’abito da sposa non è l’unico motivo per usare il suo computer. Prima o poi l’avrei acceso per qualche altra ragione e avrei scoperto le foto.”

“Forse… ma non lo sapremo mai, giusto?”

“Io so solo che avrei preferito non scoprirlo mai! Mamma, tutto quello che possiedo, l’ho avuto grazie a Alberto. Il lavoro al centro medico l’ho ottenuto perché lui conosceva il direttore, la casa in cui vivo è sua. Dio, persino il corso da contabile l’ho passato grazie a lui… Senza lui accanto, non valgo niente.”

“Non lo pensi veramente.”

“Invece sì!”

“Non è così, Emma, credimi.”

“Mamma, non ti ho vista abbassare la testa di fronte a niente, in tutta la mia vita… Non mi aspetto che tu possa capire.”

“Sapevi che il 25 gennaio del 1985 la London Symphony Orchestra mi chiamò per offrirmi un contratto come violinista solista?”

“Davvero?”

“Già. E sai bene che la musica è sempre stata la mia vita… Ricevere quella telefonata fu come incastrare al suo posto l’ultimo pezzetto di un puzzle costruito in vent’anni di sacrifici, calli e sudore. Non c’era niente che desiderassi di più. Niente. Ma fu uno shock! Ricordo di aver chiesto alla signorina al telefono se non cercasse un’altra Torricelli—ché conoscevo una Elena Torricelli che era una violoncellista stratosferica—ma lei mi disse che no, cercava proprio Ada Torricelli, la violinista. Cercava proprio me! E io accettai, ovviamente. Ero così su di giri che mi lanciai di corsa verso casa di tua nonna, che stava proprio al di là di questa strada, gridando ‘mamma, vado a Londra!’ come un pappagallo posseduto. Ma non ci arrivai mai, di là dalla strada. E non ricordo granché di quello che successe in quel momento: un secondo prima correvo, un secondo dopo rotolavo sopra il cofano bianco di un taxi…”

“Mamma, ti prego… non raccontare altro. So già come va a finire…”

“No che non lo sai! Sai qual è stata la prima cosa che ho pensato quando mi hanno detto che non sarei stata più in grado di camminare? ‘Se non posso andare a Londra, la mia vita è finita’, questo ho pensato. E così è stato: ero come morta, perché avevo deciso che, se non mi funzionavano le gambe, non valevo più niente.”

“Ma è l’idea più stupida che abbia mai sentito!”

“Lo so bene! Ma è quello che ho pensato. E sono stata un morto vivente per molti mesi dopo l’incidente. Ho conosciuto tuo padre nel momento più infimo di tutta la mia esistenza ed è stato lui a salvarmi. Era il mio fisioterapista e doveva minacciarmi per farmi fare qualsiasi esercizio. Dopo cinque mesi di tortura, una mattina mi portò un violino e disse: ‘questo non si suona da solo’. Fu come ricevere uno schiaffo in piena faccia. Mentre accarezzavo le corde con l’archetto pensai: ‘e se invece delle gambe avessi perso l’uso di una mano, o di un braccio?’ Da quel momento non ho più smesso di suonare.”

“Io… io non sono come te. Tutta questa forza non so dove trovarla…”

“Emma, non piangere… Fidati di me: è tutto qui dentro. Basta che lo tiri fuori.”

“Ma come faccio a…”

“A fare cosa, tesoro?”

“A costruire da sola il resto della mia vita?”

“Devi decidere da dove cominciare.”

“E da dove comincio?”

“Che cosa ami più di tutto, Emma?”

“Beh… dipingere.”

“Bene! Pensa se la vita ti avesse portato via i tuoi quadri, invece di un fidanzato infedele. Che faresti?”

“Io… ne dipingerei di nuovi.”

“Esatto, tesoro. Esatto.”

“…”

“…”

“Mamma?”

“Sì?”

“Vuoi posare per me?”

“Con piacere, tesoro. Con vero piacere.”




2 Commenti

  1. Buona l’idea che un episodio negativo sia considerato positivamente come occasione per iniziare una nuova vita… Molto in linea con il concetto di resilienza, oggi tanto di moda (ma non per questo meno valido!).
    Semplice e piacevole la trama, così come lo svolgimento della narrazione. Scrittura pulita, corretta.

  2. Testo semplice e scorrevole ma essenziale nella trama, il luogo dove si concentrano temi degni di nota: elegante ed esistenziale.
    Il linguaggio è corretto e il ritmo pacato dà musicalità al racconto che spinge il lettore ad immedesimarsi.
    Efficace anche il flash back a metà narrazione, il passato di una madre che aiuta a far rifiorire lentamente il deserto nel presente della figlia.
    Attrae l’anatomia del dolore (tra donne) che approfondisce il concetto della resilienza: l’arte di cadere per ricrearsi dal bello.
    Un inno alla speranza.

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