26 – FRONTALE

26 Nov di editor

26 – FRONTALE

Ricordo bene: quella giornata iniziò nel migliore dei modi… Mi ero svegliata presto quella mattina, avevo aperto gli occhi spontaneamente senza aspettare il suono della sveglia, mi ero stiracchiata alzandomi dal letto, avevo infilato le pantofole e la vestaglia e mi ero diretta in bagno. Il mio viso mi sorrideva nello specchio, soddisfatto del sogno della notte appena trascorsa. Ricordo di aver sognato mia nonna, il suo chignon grigio e il grembiule perfettamente stirato che invitavano una me bambina a sedermi a tavola. E le lasagne. Quanta felicità riuscivano a darmi le lasagne, con quella loro pellicola bianca, abbrustolita e profumata che mi divertivo a staccare per prima con la forchetta. Ricordo le mattinate, durante le vacanze natalizie, passate con mia nonna a lucidare le posate da mettere in tavola il giorno di Natale, le macchie lasciate sul metallo dalle gocce d’acqua che venivano cancellate allo sfregare dello straccio bianco e rosso a quadri, e gli aloni da togliere con cura certosina, che quando li toglievi poi ti ci potevi specchiare dentro. Nei cucchiai e nei coltelli, ché nelle forchette era impossibile. E il mio viso che mi sorrideva, a sette, otto, nove, dodici, diciassette, ventiquattro anni. Ricordo di essermi lavata i denti, truccata, vestita, trovandomi molto bella alla fine di tutta la preparazione. E di aver pensato di fermarmi lungo la strada verso l’ufficio per prendere un caffè e un cornetto. Ricordo di essere uscita di casa, chiudendomi la porta alle spalle con tre mandate di chiave. Ricordo di aver inforcato la mia bici verde, parcheggiata in giardino e di essere uscita dal cancello, pedalando contenta di quella giornata che, se era iniziata così bene, chissà quante cose stimolanti avrebbe portato con sé. Ricordo il clacson, i freni, le urla, l’auto, l’asfalto.

“Sì, cara, e poi cosa ricorda?”.

Ricordo che quella giornata inizió nel migliore dei modi… Mi ero svegliata presto, senza aspettare il suono ripetitivo della sveglia. Mi ero alzata dal letto stiracchiandomi e avevo infilato le pantofole e la vestaglia e poi ero andata in bagno.

“E dopo cosa ricorda?”.

Il mio viso mi sorrideva nello specchio, felice del sogno fatto quella notte. Ricordo di aver sognato mia nonna, il suo chignon grigio e il grembiule perfettamente stirato che mi invitavano a sedermi a tavola per mangiare le lasagne…

“Si, questo me l’ha già raccontato poco fa. E poi? Ricorda altro?”.

Ricordo la crosticina sulle lasagne che toglievo con la forchetta, ricordo le mattinate passate con mia nonna a lucidare le posate, così lucide che ti ci potevi specchiare dentro…

“Ma di quello che è successo dopo, cosa ricorda?”.

Ricordo di essermi vestita e truccata, di essere uscita di casa e di aver inforcato la bici, felice della giornata che mi aspettava. La strada, il clacson, l’asfalto, le urla, l’auto. Non per forza in quest’ordine…

“Cara, ricorda qualcosa dopo l’incidente? Si sforzi…”.

Ricordo bene: quella giornata iniziò nel migliore dei modi… Mi ero svegliata presto quella mattina, avevo aperto gli occhi prima che la sveglia suonasse… Ricordo le pantofole, lo specchio, il mio viso sorridente per il sogno fatto, mia nonna, le lasagne, le posate lucide in cui ci si poteva specchiare, la porta che chiudo alle mie spalle, la bici, la strada, l’auto, le urla, il bianco come quello della pagina dell’enciclopedia su cui un giorno, anni fa, avevo letto, scritto a caratteri neri, il nome di un disturbo che mi aveva sempre incuriosita: AMNESIA ANTEROGRADA.




3 Commenti

  1. E’ molto dolce (e, credo, realistico) che la mente danneggiata della protagonista vada a rifugiarsi nel ricordo della nonna.
    Il racconto risulta ben strutturato, con uno svelamento molto naturale della problematica della memoria.
    Non mi fa impazzire il finale, forse eviterei di citare esplicitamente l’enciclopedia: mi sembra artefatto.

  2. Un po’ sconcertante, ma originale. Perfettamente calzante il tono condiscendente dell’interlocutore (verosimilmente il medico). Ben riuscito il contrasto fra il tono piacevole e caldo del racconto iniziale e la realtà che si svela procedendo nella lettura.
    Ben scritto, scorrevole, capace di lasciare il segno.

  3. Testo semplice e ripetitivo: ma la ripetizione dona un effetto di vaghezza, di lontano, di indecifrabile, come un vortice nella mente.
    Il linguaggio è sufficientemente adatto a rendere bene l’idea.
    L’amnesia trasuda da tutto il testo, ricco di flash back, che però si lascia leggere bene fino alla fine.
    L’incipit iniziale è spezzato dall’improvviso che accade, dall’incidente che tronca i ricordi e che l’analista cerca di far riemergere attraverso il processo di rievocazione.
    Sostenuto il ritmo e interessante la cadenza, incessante, che dona musicalità alla storia e instilla empatia nel lettore.

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