19 – 5KM

14 Dic di editor

19 – 5KM

Ma dove scappi così di corsa, Giorgio? Aspettami, vengo con te a correre. Non puoi staccarti da me così.

Sono arrivata stamattina in ufficio mentre lavoravi da qualche ora, eravamo insieme al bar quando ti sei fermato a fare merenda. Ti sono stata vicina sul tram mentre andavi a prendere quella maglietta che tanto ti piaceva. In macchina ero abbracciata al tuo petto mentre guidavi per tornare a casa. Ho urlato per farmi sentire quando sei passato davanti al ristorante all’angolo, dove c’è il semaforo che dura un secolo. Solo tu mi hai sentito, ma questo non ha tolto niente al mio grido.

Quando hai aperto la porta di casa le mie unghie si sono fatte sentire più profonde nel tuo stomaco e le lacrime che hai versato davanti alla tazza ancora sporca di rossetto non sono servite a far passare il dolore. Pensi davvero di poterti liberare di me così facilmente dopo tutto quello che hai fatto? Tre anni per una donna e ora vuoi stare solo. No, io non ti lascio adesso.

Non sono come lei. Ora che siamo legati io non ti lascio andare via per testardaggine.

Sono la parte sana di te, l’unica buona e farò sentire la mia voce, mentre tutto il marcio che hai dentro cerca di zittirmi. Continua a correre, io ci sono comunque. Non serve alzare il volume della musica, questa canzone la stavi ascoltando in macchina, dopo che l’hai fatta scendere. Ecco il ritornello che era partito esattamente mentre chiudeva la portiera per l’ultima volta. Cambia canzone se vuoi, le conosco tutte. Non puoi ignorarmi.

Fai fatica a respirare con questo profumo in testa, con le mie gambe che ti stringono il torace come le sue ti stringevano i fianchi, mentre si mordeva le labbra accarezzandosi i capelli.

Pensa perché te ne sei privato. Sei tu, che hai rovinato tutto. Sei un uomo e ti comporti come un bambino capriccioso. Aveva ragione a dirti che sei immaturo e assurdo.

Continua a correre così! Accelera pure, il battito che aumenta non mi farà sparire. La mia presa sul tuo petto rimarrà qui, salda, finché non farai la cosa giusta. Metti via quel telefono, non essere ridicolo. Cosa pensi di fare? Impietosirla dicendo di non essere riuscito a togliere il suo rossetto dalla tazza di Snoopy? Magari con un messaggio WhatsApp. Hai quarant’anni, smettila!

Che succede ora? Il sudore sta riuscendo dove le lacrime avevano fallito. Mi sto calmando.

Abbasserò un po’ la voce mentre corri quest’altro chilometro. Forse allenterò un po’ la presa, ma senza interrompere le vostre immagini. Non mentire, non è per il freddo che ti cola il naso e hai ancora le lacrime. Lo sai che ho ragione. Corri e guardati intorno. Sei da solo. A casa sarai da solo, nessun amico con cui andare a bere una birra. Li hai allontanati tutti quando ti dicevano di lasciarla perdere, che ti stava usando. Li hai maledetti dopo aver provato a convincerli che anche lei ti amava.

Volevi che rinunciasse al suo lavoro per te, perché sei speciale. Che interrompesse la sua carriera perché tu l’amavi come nessun altro. Le dicevi che poteva essere meglio di così, anche se era rimasta esattamente come l’avevi conosciuta.

Avresti potuto averla ancora, ma hai voluto strafare. Volevi fosse solo tua. Volevi essere solo suo. E ora non vuole più vederti né sentirti. L’hai fatta scappare e sai che ha ragione lei.

Aumenta il ritmo, corri più veloce, fai quest’ultimo chilometro e guardala, dall’altro lato della strada, mentre entra nel ristorante all’angolo con un altro. Guarda com’è interessata a quello che lui dice. Come si accarezza i capelli, si morde le labbra e accavalla le gambe. Gli ha preso la mano mentre la sua caviglia gli accarezza la gamba. Ora lui pensa di essere speciale.

STOP!

Hai finito di correre. Prendi fiato. Respira.

Ora hai l’occasione di zittirmi, ma devi accettare quello che ti dico.

Devi accettare me.

Lei è con un altro e ti fa male, ma sai che è quello che doveva essere.

Fermati, respira ancora.

Guarda il tuo riflesso nella vetrina e vedi i fatti per quello che sono. Sei tu che hai capito male, non sei speciale e non lo sei mai stato, almeno non per lei.

Non eri l’uomo della sua vita, non eri la sua salvezza.

Eri solo un altro dei suoi clienti.

Uno dei tanti.


Valutazioni Giuria

19 – 5KM – Valutazione: 33

Gaia:
Una buona narrazione, che porta il lettore da un punto al suo opposto, senza che egli quasi se ne renda conto, In principio pare che la voce narrante (la parte “sana” di Giorgio) lo stia redarguendo perchè si è fatto scappare la donna amata…, poi quasi infastidisce perchè critica Giorgio per aver preteso un rapporto esclusivo, poi, pian piano, la realtà si svela: la donna non era innamorata, ma faceva il suo “mestiere”…; il rimprovero non è per aver rinunciato colpevolmente all’amore, ma per essersi illuso che vi fosse. L’invito, allora, è a guardare le cose come stanno: “Eri solo un altro dei suoi clienti.” Divertente e un po’ spiazzante. Un buon lavoro.

Matteo:
La voce della coscienza del protagonista è davvero potente, l’idea di rappresentarla come una donna vera e propria, in contrasto con quella che se ne è andata, è davvero molto originale. La narrazione è scorrevole, ma allo stesso tempo serrata ed energica. Il protagonista sembra un burattino nelle mani di una coscienza decisa finalmente a riprendere il controllo.

Paola:
Mentre si corre insieme a Giorgio la voce risuona nelle nostre orecchie, come nelle sue, e, per certi aspetti, infastidisce. Si sarebbe tentati di zittirla o di blandirla, dispiaciuti per il povero Giorgio che sembra aver preteso un rapporto esclusivo. Poi però la voce continua e … il lettore capisce che l’errore di Giorgio è ben altro: si è ostinatamente aggrappato all’idea di non essere un cliente come gli altri. E ha perso tutto: rapporti, amici, stima di sè. Tutto ma non lei, la sua coscienza. Lo stile narrativo contribuisce con efficacia a creare e sostenere il misunderstanding fino alla fine.

Pietro:
Il racconto funziona molto bene. Perfetto il rilascio delle informazioni. Solo, non sono sicuro che a parlare sia la parte sana della psiche di Giorgio.
Alcune frasi (come «Pensa perché te ne sei privato», «Avresti potuto averla ancora», «L’hai fatta scappare») sembrano suggerire che essa avesse un fine patologico (rimuovere il bisogno di amore esclusivo di un innamorato) e che, spacciandosi per sana, perseguiti Giorgio per non averlo raggiunto.
È un’osservazione esterna, che non pregiudica in alcun modo un racconto la cui voce narrante è coerente dall’inizio alla fine. Se l’obiettivo era quello di dar voce alla più subdola delle parti patologiche, chapeau; se invece era davvero quello di dar voce a una parte sana, è bene sapere che non è stato raggiunto.