13 – Bella

12 Gen di editor

13 – Bella

Finì per addormentarsi, con quel suo modo di espirare intenso che aveva fin da piccola. Potevo smettere di accarezzarle la fronte, alzarmi dal letto, uscire dalla stanza, chiudere la porta, lasciarmi cadere in terra e scoppiare a piangere. Nella testa mi rimbombavano le frasi spezzettate del suo racconto. La sua vocina che vibrava, che raccontava e poi si fermava, che si vergognava. Avevo la bocca asciutta, impastata di incredulità e rabbia. Mi sembrava assurdo che solo due ore prima io fossi in cucina a pelare le carote per il minestrone. Mara era seduta al tavolo e stava disegnando. Voglio farti compagnia, mi aveva detto. Alla radio c’era ‘Bella’ di Jovanotti. Poi ha aggiunto, Papi? Un attimo amore, ho risposto. Ho versato le carote sminuzzate nella ciotola verde di plastica. “ … come una mattina, l’aria cristallina …” canticchiavo, ma lei ha ripetuto, Papi, oggi è successa una cosa. A scuola? Le ho chiesto. “… mentre t’allontani stai con me forever …”. No, dopo. Stavo tornando a casa dal catechismo da sola e un signore mi ha detto … Ho drizzato il collo. Un signore? Che signore? Ho chiesto mentre abbassavo la radio. Non lo so, non l’avevo mai visto. Mi ha detto che avevo dei bellissimi capelli. Mi sono girato verso di lei con gli occhi sbarrati e il coltello ancora in mano. Non se lo aspettava, si è spaventata e non voleva andare avanti. Che cosa ti ha detto, Mara? Le parole mi sono uscite dure, come proiettili. Mara si è messa una mano sul petto. Stai tranquillo papi, sto bene. Era assurdo che fosse la mia bambina a cercare di tranquillizzare me. Che cosa ti ha detto Mara? Le ho ripetuto. Lei ha preso in mano il pennarello rosso e ha iniziato a fare dei cerchi insistiti sul contorno del sole. Poi, a tono molto basso, ha detto, mi ha toccato i capelli e mi ha detto che lui se ne intende perché era un parrucchiere. E poi? Le ho chiesto con tono basso, per non spaventarla. Poi mi ha detto che mi ha visto tante volte passare e che una volta io l’ho guardato, ma non è vero papà, io non l’ho mai visto, te lo giuro! Ti credo amore, e poi? Le gambe mi stavano cedendo e mi sono seduto sulla sedia accanto a lei. Poi mi ha preso una mano, io mi sono staccata e ho ripreso a camminare veloce, ma lui mi seguiva e mi diceva che ero bella e che se volevo potevamo vederci qualche volta. Le ho afferrato una mano e l’ho stretta forte, come per strapparla a quell’uomo. Lei ha iniziato a tremare e io pure. E poi che cosa è successo? Non sapevo che altro dire, sentivo la mia voce che faceva sempre la stessa domanda. Sapevo che avrei dovuto stringerla a me e calmarla, ma avevo dentro una rabbia che montava, dovevo sapere. Mara si è bloccata, con una mano ha buttato tutti i pennarelli in terra e ha iniziato a urlare. Allora mi sono inginocchiato davanti a lei e l’ho stretta fortissimo. Scusa, papà, io non volevo! Ha detto scoppiando a piangere. Scusa? Ma di cosa amore mio? Tu non hai fatto proprio niente. Sì papà, lui mi ha raggiunta, mi ha preso ancora la mano e me l’ha appoggiata lì. Il soffitto della cucina mi è cascato sulla testa. Allora sono scappata di corsa e quando mi sono girata non c’era più. L’ho stretta a me ancora più forte, non avrei retto il suo sguardo. Mara non ha più parlato, ha pianto, ha pianto tanto. Il minestrone è bruciato, non abbiamo cenato. L’ho accompagnata in bagno e mentre lavava i denti le ho pettinato i capelli. Poi, ed era così tanto che non lo facevo, l’ho presa in braccio e l’ho portata a letto. Mi sono sdraiato accanto e lei si è accucciata. Le ho fatto tante carezze. Le ho ripetuto all’infinito, ora riposa, amore mio, chiudi gli occhi e riposa. Sentivo le vene bruciare, immagini di vendetta mi facevano strizzare le palpebre. Le ho tenuto la testa sulla spalla, e pian piano ho sentito che il suo corpo, tra tanti piccoli scatti, si rilassava. Ho pregato che quell’animale non tornasse nei suoi sogni di bambina. Che restasse in qualche meandro della memoria, ma sottochiave. Poi ho pianto quel giorno maledetto in cui Mara ha scoperto che il suo papi non può proteggerla da tutto. Ho pregato di recuperare la forza, di raccogliere le sue piume e, al suo risveglio, di farle trovare un paio di ali, forse non proprio nuove, ma forti abbastanza. “ … mentre ti allontani e stai con me forever …


Valutazioni Giuria

13 – Bella – Valutazione: 24

Giud.1:
la descrizione della storia e ben articolata e dettagliata, i dialoghi non ben evidenziati penalizzano la lettura.

Giud.2:
racconto molto godibile e facile da leggere. Sentimenti ben descritti, il lettore è coinvolto nel racconto. Usa le virgolette per i discorsi diretti, non il corsivo. Apprezzato il rimando a Jovanotti.

Giud.3:
Tenero, credibile, dolce senza stucchevolezza. Scrittura scorrevole, facile immedesimarsi nella rabbia confusa di un padre che per la prima volta intuisce quanto sia difficile lasciar andare i propri figli.

Giud.4:
Perchè il discorso diretto non è aperto e chiuso da segni di interpunzione? L’errore è grave, peccato. Sarebbe stato auspicabile inoltre e un più netto cambio di registro lessicale nel far parlare la bambina. Il racconto è di per sè ben strutturato ed apprezzabile l’idea, ma le imprecisioni narrative ne inficiano la valutazione. Un verso della canzone è riportato in maniera errata: le citazioni non possono non essere fedeli.