Alpe Veglia, 4 luglio 2020

19 Giu di editor

Alpe Veglia, 4 luglio 2020

Salire all’Alpe Veglia in un’assolata domenica di luglio significa conturbarsi di influenze turistiche, a discapito di un’immersione montano bucolica dell’animo, tanto che mi sorprendo ad assaporare gli effluvi delle conifere solo sulla via del ritorno.
Gli strascichi del coronavirus e la disorganizzazione tutta italiana dell’ente parco ci impediscono di godere della classica “due giorni”, che ci avrebbe permesso di entrare nell’intimità di una quiete crepuscolare tra le cime, ma la bellezza della valle e l’esperienza della fatica condivisa nella compagnia rimangono intatte.
Il primo tratto di tornanti ripidi ed esposti al sole mette a dura prova la forza d’animo dell’irriducibile Samuele il quale, insieme a Rachele e Gianluca, è rimasto l’unico a tagliare con quello del Veglia l’ultimo di tutti i traguardi Boia Escursioni.

Dalla cappelletta in poi la strada si fa una piacevole passerella, che svela come una trama in crescendo l’arrivo alla piana. Lo spettacolo è sorprendente per chi vi si affaccia per la prima volta ed una piacevole sensazione di immutabile bellezza per quanti vi ritornano.
Io, il presidente, Giuseppe, Antonello, Gianluca, Rachele ed il rinfrancato Samuele deviamo per il laghetto delle streghe, prezioso di atmosfera ed adorno di una nuova leggenda improvvisata, ma suggestiva: “4 sorelle persero l’adorato cane e si recarono di notte ad evocare lo spirito del lago, il quale restituendo il cane alla vita, imprigionò le quattro trasformate in streghe di quelle acque”
Al pranzo presso il rifugio CAI si aggregarono l’illustrissimo, il cugino ed il professore, come tre personaggi di Jerome K. Jerome. La voce telefonica di Lorenzo e Cecilia, che mi avevano guidato nell’inutile sforzo di organizzare il campeggio per quel weekend, presero le fattezze di persone affaccendate, distratte, finanche burbere.

Non c’è nemmeno il tempo di digerire la generosità delle porzioni di polenta fino alla fonte ferruginosa, che l’ora richiama alla via del ritorno. La discesa ci regala l’ultima sorpresa in un gregge di cornutissime capre, dall’incedere disordinato e l’odore schietto come il desiderio di ritornare là dove si ha la sensazione di non aver goduto appieno le meraviglie del Veglia.