9 – Il prezzo dell’amore

12 Gen di editor

9 – Il prezzo dell’amore

Fini per addormentarsi, con la bottiglia di vodka stretta nella sua mano dondolante.
L’odore era nauseante, ma era ormai diventato il suo di odore, quello di mio padre.
Ho 11 anni e mi sono resa conto che ci fosse qualcosa di sbagliato quando la maestra ha chiesto a tutti i miei compagni che lavoro facessero i propri genitori, arrivata a me con molta naturalezza avevo detto “mio padre beve”, ricordo lo sguardo della mia insegnante a disagio e il silenzio.
Mia madre aveva deciso di andarsene, avevo otto anni quando una mattina mi sono svegliata e non c’era più, quando avevo chiesto a mio padre dove fosse la mamma, mi aveva dato una sberla tanto forte da lasciarmi un fischio nelle orecchie per due giorni: “in questa casa non si fanno domande” aveva urlato.

Spesso lo avevo trovavo nel suo vomito svenuto tanto aveva bevuto; Lo so cosa starete pensando: perché a 11 anni non hai detto niente?, perché non hai chiesto aiuto?;non ho detto niente perché lui era tutto ciò che mi rimaneva al mondo.
Non ho chiesto aiuto perché lui aveva bisogno più aiuto di quanto ne avessi io.

Dovevo mettere magliette a maniche lunghe per nascondere i lividi sulle braccia.
Lui mi stringeva così forte guardandomi sempre negli occhi, come per vedere fino a che punto ero disposta a sopportare, se resistevo nei suoi occhi si accendeva una luce, come se mi volesse più bene se stavo in silenzio; sostenevo il suo sguardo fino a che non mi lasciava andare.
Sentivo i pollici delle sue mani entrarmi dentro la carne, sentivo pulsare il mio sangue attraverso la sua stretta, sentivo le dita formicolarsi, stavo lì, come se non sentissi dolore e forse ad un certo punto avevo davvero smesso di sentirlo.
Non si può essere amati e basta?, mi chiedevo stesa sul letto della mia stanza; perché deve sempre esserci un prezzo?, per quanto tempo potevo davvero essere disposta a pagarlo?.
“GIULIA! MUOVITI SCENDI SUBITO, HO FAME!”, urla; sento una crepa in me che si crea ogni volta che lui mi parla in quel modo.
Mi precipito di sotto, senza guardarlo negli occhi sento l’odore di vodka e un conato di vomito mi fa piegare su me stessa.
“Ti faccio schifo per caso?!” Urla sbattendo la sedia, sento il cuore battere forte e chiudo forte gli occhi, metto le mani sulle orecchie, mi prende il viso: “GIULIA, TI FACCIO SCHIFO PER CASO?”, faccio no con la testa, cerco di ingoiare il vomito ma non riesco a tenerlo, lui, con la forza di una furia mi prende la gola, stringe forte, sento il cuore battermi nel petto velocemente, lo guardo seduto a cavalcioni sul mio corpo sdraiato a terra, mi ribello con
tutte le mie forze, scalcio, ma nei suoi occhi ce un fuoco acceso.

Sento le mani e i piedi congelarsi, sento la mia bocca che non è più in grado di muoversi, sento le mie gambe paralizzate, sento delle piccolissime scosse dentro la mia spina dorsale.

Avrei voluto urlare con tutto il fiato che avrei voluto avere, avrei voluto dirgli di fermarsi, di smetterla, di non amarmi in questo modo, ma lui non si era fermato e io ero caduta in un sonno profondo.

Davanti a me il viso di mia madre che mi sorrideva avvolta da una luce, l’avevo abbracciata forte, “mamma sei un sogno?” le chiedo, “sono qualsiasi cosa tu abbia voglia di vedere” mi aveva risposto facendomi una carezza, “mamma ma perché papà mi ama così?”, “perché non sa cosa sia l’amore Giulia, lui non ama neppure se stesso”, provavo dispiacere per lui, vivere immerso in questo odio per il mondo senza mai trovare un punto felice doveva essere un modo triste di vivere, neppure io ero riuscita a fargli provare amore, io che ero sangue del suo sangue, persino io ero stata guardata con odio da lui.

Mi aveva fatto vivere una vita senza amore, esattamente come l’aveva vissuta lui, e adesso che mi aveva uccisa lui era rimasto sulla terra con la sua bottiglia di vodka, aveva gettato il mio corpo in una buca in cortile come se fossi il nulla, con la stessa forza con cui aveva afferrato la mia gola.

Vicino a me, pochi metri più in là, c’era il corpo di mia madre, non mi aveva abbandonato.
Ma questo a volte è il prezzo che si paga per amare qualcuno, io l’ho pagato per aver amato mio padre, per non aver chiesto aiuto pensando di fargli del bene.
Tutti noi abbiamo pagato con la vita ciò che si dovrebbe avere senza sforzi. L’amore


Valutazioni Giuria

9 – Il prezzo dell’amore – Valutazione: 21

Giud.1:
La narrazione è carica di emozioni descritte con un linguaggio semplice e chiaro ma forse raccontate troppo consapevolmente per una ragazzina di 11 anni, oppure no?

Giud.2:
Linguaggio semplice e diretto, di facile comprensione. Emozioni vivide e molto apprezzarte dal lettore. Rivedere l’età del persoanggio. Mi sembra una ragazza un po’ più grande.

Giud.3:
Troppi errori ortografici (ce al posto di c’è) e nell’uso della punteggiatura. Peccato perché avrebbe potuto essere una storia potente e incisiva.

Giud.4:
I gravi errori grammaticali, sintattici e di consecutio temporum obbligano ad una valutazione gravemente insufficiente. Quanto alla narrazione, non è verosimile il pensiero della bambina. Non trovo pertinente il momento in cui il narratore si rivolge al lettore ed il finale moraleggiante stona.