9 – Il varco nella rete.

3 Gen di editor

9 – Il varco nella rete.

Non potevano essere più diversi di così i nostri caratteri.

-«Rosalba, mi serve la pratica <<Giacobelli>>, grazie» esordì con tono acido la mia vice Luciana, battendo nervosamente un tacco sul pavimento e aggiustandosi la gonna striminzita che metteva in bella mostra la sua mercanzia.

La tirai fuori dal cassetto con aria trionfante e gliela porsi come su un piatto d’argento, esibendo un sorrisino tra l’ironico e il malizioso. Eh, non mi sarei fatta infinocchiare come quella volta quando mi ridicolizzò davanti a tutto l’ufficio, sbeffeggiandomi per la mia bistrattata ambizione!

Ebbene sì, la fantozziana larva umana aveva delle ambizioni! Che male c’era a scrollarsi di dosso il grigiore di tutta una vita, sentire il bisogno di fuggire da quell’ambiente in cui ero etichettata «la sfigata», dove non era più possibile affrancarsi da quel clichè a cui io stessa mi ero inchiodata forse per carattere o per quieto vivere?

Luciana mi strappò il fascicolo, lo buttò sulla sua scrivania e corse a confabulare con la sua allegra congrega di pettegole, mi pareva di sentirle mentre sparlavano di me:-« Ma non si guarda allo specchio, com’è goffa in quegli abiti sempre troppo larghi, stracci su spalle troppo curve a reggere il peso delle sue frustrazioni!».

Io e lei eravamo agli antipodi: io irrigidita nelle mie convinzioni di essere culturalmente e professionalmente superiore, con anni di dura gavetta alle spalle; lei con i suoi capelli sempre freschi di parrucchiere, accattivante, con la battuta sempre pronta e quella simpatia magnetica.

Mentre soffrivo nel cercare di decifrare l’origine del mio malessere, lei non si curava minimamente delle conseguenze del suo agire, sempre sicura di sè, non sprecava mai nessuna occasione per imporre in modo più o meno palese il suo punto di vista e per soggiogare il prossimo in virtù della sua considerazione ai piani alti.

La mia precedente vice era andata in pensione. A lei avevo sacrificato stomaco e vista, passando notti insonni per essere sempre in regola con tutte le pratiche: mai una distrazione, una parola fuori luogo, mai un lamento. Ero convinta di doverle giustamente subentrare come logica conseguenza della mia indefessa abnegazione.

Ecco, però, l’amara sorpresa! Promossero Luciana senza titoli, senza esperienza, solo perchè aveva « doti relazionali». Macchè, aveva costruito la sua rete di opportunisti e basato la sua leadership sulla delazione, impicciandosi della vita altrui e teneva tutti legati a sè con la sua falsa gentilezza, i suoi piccoli favori, per i quali avrebbe chiesto, prima o poi, un tornaconto.

La sua studiata indifferenza diventò malcelata avversione, da quando io, cercando un «varco nella rete»1, partecipai ad un concorso pubblico e ottenni un posto di capoufficio in un’altra sede in modo legittimo ed onesto.

La notizia rimbombò per tutto il caseggiato e tenne banco per qualche settimana.

Già sognavo la mia uscita trionfale tra due ali di folla di sguardi stupiti ma, il diavolo ci mise la coda, in quanto le assunzioni furono bloccate a causa dei ricorsi di alcuni esclusi.

Fu una terribile mazzata. Riccaddi a terra, costretta a inghiottire fiele e lacrime per un tempo indefinito, a subire le umiliazioni di Luciana che marcò ancor più saldamente il territorio come una lupa alfa dominante, in quanto considerava quell’unico mio successo un attentato alla sua dignità professionale.

Paradossalmente la mia situazione peggiorò.

Che stretta al cuore nel constatare di essere già stata cancellata con la scusa che tanto dovevo andar via! Venni esclusa da ogni corso di formazione, tanto erano finanziamenti sprecati. Mi ritrovai nella terra di nessuno, con le valigie già alla porta e un luogo immaginario in cui, forse, avrei ottenuto il mio riscatto.

Per quanto tempo ancora sarei dovuta rimanere in quel limbo? Per quanto ancora avrei potuto resistere?

Il mio primo entusiasmo, ahimè, si raffreddò progressivamente e non fui più così sicura di voler fare un salto nel buio. Mi ero affezionata alla mia catena? Lo spazio aperto, la libertà e la responsabilità mi spaventavano.

Da «sfigata» divenni «superba» agli occhi dei colleghi ed evitata peggio di prima. Luciana fingendo di prendermi in considerazione mi chiedeva consiglio davanti a tutti su questa o tal altra legge, per poi sogghignare ad ogni mia incertezza, alzando gli occhi al cielo, cercando la prova che ero sempre la stessa e che non si era sbagliata, che, in fondo in fondo, la mia conquista era dovuta soltanto al «fattore C».


1 Citazione di E. Montale.


Valutazioni Giuria

9 – Il varco nella rete. – Valutazione: 16

Commento:
Il racconto fatica a decollare sia perché non si capisce come mai la vice si comporti da capo (forse c’è un frainteso) sia perché il contesto descritto è fin troppo stereotipato. Se la protagonista fosse riuscita ad andarsene sarebbe stata una bella vittoria per la categoria dei “comuni mortali” che fanno della professionalità una chiave del successo. Una bella novità!