9 – Diversa e ricca di vita

25 Gen di editor

9 – Diversa e ricca di vita

Era bello tornare a casa dopo tanto tempo, dopo un viaggio che l’aveva cambiata e che le aveva fatto comprendere il vero e profondo senso della vita.

Asia, nel momento in cui scendeva da quell’aereo sapeva benissimo che non era più la donna, la stessa donna, che tre anni fa aveva lasciato la sua amata Milano.

Se quel giorno, trentasei mesi prima, aveva scelto di partire per scappare, per lasciare un passato che la faceva soffrire rendendola incapace di guardare verso il futuro, oggi tornava in Italia ricca di emozioni e di vita.

Una scelta voluta. Una decisione che aveva preso non solo per sé stessa, ma anche per la sua nuova famiglia. Con Naisha.

Nel momento in cui Asia aveva abbandonato la città in lacrime, gocce ricche di dolore e di solitudine, per la perdita dei genitori amati in un incidente stradale, pensava che non sarebbe mai più tornata a Milano.

La sofferenza che provava e che l’avvolgeva era troppa, al punto che dopo il tragico lutto non era stata in grado di reagire. Si era completamente ritrovata avvolta dalle strette morse della depressione che l’avevano allontanata dalla vita privandola della capacità di contrastare quella sensazione, quella condizione.

Non capiva come aveva potuto lasciarsi catturare da quella spirale che la stritolava come un cobra, sino a farla soffocare.

Non era nemmeno in grado di comprendere perché proprio lei che era piena di grinta e di energia pura, vivida, si era trasformata in un “grigio” fantasma non reattivo.

Dopo il tragico evento, dopo tre mesi di non vita, l’unica cosa che Asia era riuscita a fare era stata decidere di partire per quel luogo, quella terra che quando aveva vent’anni aveva tanto amato e in cui aveva imparato la bellezza del donare.

Aveva scelto di tornare in India, quel contesto magico dove, arrivata per un viaggio di piacere era stata capace di cambiarne lo scopo trasformandolo in un’esperienza di volontariato. Avrebbe dovuto trascorrere lì, a Jaipur, tre settimane. Ventuno giorni che però si erano trasformati in ben quattro mesi.

Questo era successo circa dieci anni prima dell’evento che aveva completamente catapultato Asia nella piena depressione.

L’India e Jaipur le sembravano l’unica possibile risposta, la sola via per ritornare a provare anche la minima sensazione di essere viva. Era talmente in difficoltà al punto non riuscire nemmeno a recepire il suo respiro, il senso della sua esistenza. Si paragonava ad un “sasso” in quanto non ricordava nemmeno cosa potesse significare respirare emozioni.

Un aereo per scappare.

Un volo intrapreso non tanto con l’ambizione di ritrovare la sua vita, ma quanto piuttosto con il desiderio di essere e sentirsi [almeno] utile agli altri.

Con questo presupposto Asia era partita.

Dopo i primi cinque mesi di depressione, celata dall’iperattività nel volersi porre come soggetto di aiuto per gli altri, un incontro non programmato le ridiede il sorriso.

Uno colpo di fulmine con una bambina, una piccola orfana abbandonata a sé stessa. Un’anima pura, di soli tre anni, che aveva completamente perso la sua famiglia, vittima di una condizione di povertà tale da avere portato via loro la vita.

Quel viso scarno e sorridente, quegli occhi sognanti che si erano incrociati per caso a quelli di Asia avevano posto il punto a quel periodo nero, oscuro in cui si trovava inglobata.

Naisha, non poteva non chiamarsi così quel piccolo angelo dai capelli color cenere. Una bimba il cui solo nome racchiudeva il compito che si era ritrovata a ricoprire per Asia. Naisha, significa infatti “speciale”.

Da subito la piccola era stata speciale per Asia.

Lei, trentenne, si vedeva e ritrovava in quella bambina innocente, verso cui non riusciva a non provare una sensazione di amore a cui si fondeva la volontà inconscia e apparentemente ingiustificata di proteggerla per ridarle quanto la vita le aveva tolto.


Valutazioni Giuria

9 – Diversa e ricca di vita – Valutazione: 26

Giud.1:
Storia emozionante, ben descritta con un linguaggio scorrevole.

Giud.2:
bello l’incipit che incuriosisce molto il lettore. carine le descrizioni. bella la scena del incontro con la bambina. ho apprezzato molto la rinascita del personaggio principale durante il racconto.

Giud.3:
“un grigio fantasma non reattivo”, “catapultato Asia nella piena depressione” , “era talmente in difficoltà al punto non riuscire” Diventa impossibile concentrarsi sulla sostanza quando la forma è così ingrata

Giud.4:
Il racconto ha un’imperfezione di fondo nella sua struttura: meno di un quarto della narrazione è dedicato al fulcro della storia, ovvero l’incontro con la bambina. Il poco spazio dedicatogli è inoltre eccessivamente vago e superficiale per la trattazione di un tema così importante.