5 – Divina Pastiera

29 Nov di editor

5 – Divina Pastiera

Tutta colpa della Pastiera. Tutta colpa di Dio.

Ansimava, colta dall’ebbrezza del capolavoro che stava ultimando.

Un Piatto ricco e complesso, perfezionato per tutta la vita.

In quella Ricetta c’era il suo amore e tutta la sua anima. Ricordava ancora l’esplosione di sapori che l’avevano convinta a raggiungere San Giovanni Armeno e votarsi completamente all’alchimia perfetta del gusto, divenendo depositaria di uno dei Segreti più ambiti in città, un arcano che gli Dei stessi avevano svelato agli uomini.

Quanti anni di preghiere… dove sudore colava tanto dalla fronte, coperta dall’austero copricapo, quanto dall’anima, mortificata dalla vita di rinunce. La stessa umidità appiccicaticcia sembrava ora ricoprire le sue mani, portando la mente a scartabellare nello scrigno dei ricordi.

Era confusa dall’emozione, dall’Amore che sprigiona la vicinanza a qualcosa di Sublime, tanto che tutto il resto assumeva contorni fatui.

Lei sapeva quanti sacrifici erano necessari per avvicinarsi a Dio, di cui quel ghiotto elaborato era un preannuncio alle gioie che avrebbe gustato in paradiso. Lei amava assaporarlo, ma ciò che la faceva sentire veramente importante era l’effetto che la Pastiera aveva sugli altri: trasfigurava volti, una volta corrucciati, in delicati sorrisi e rughe di anzianità nei lisci ricordi del primo assaggio in giovinezza. Lei sapeva il perché: la Pastiera, nella sua superlativa essenza, ricordava alle persone tutto il meraviglioso di cui avevano fatto esperienza nella loro vita.

Amava distillare gioia e non esisteva fatica troppo grande se quello era il risultato. Anche lo sforzo di quella notte era a maggior gloria di Dio. Dio stesso l’aveva chiamata per questo.

Era leggermente disturbata dall’odore acre presente nella sala, ma sapeva che presto si sarebbe trasformato in fragranza irresistibile.

Le mani si muovevano agili tra molle materia che sarebbe stata resa immortale.

Si, fin dal suo ingresso era stato chiaro a tutti che lei fosse la predestinata a proteggere la Ricetta. Aveva ricevuto anni di formazione a quel fine, anni di compiti frustranti e all’apparenza inutili.

Come grattare le scorze di arance e limoni… quante ne aveva grattate? Forse tante quanto una distesa di alberi enorme, grande come da… Napoli a Caserta! Qualcosa di inimmaginabile! E lei, con la forza della determinazione, aveva resistito.

Così ora doveva resistere e continuare a grattare, prendendo forza dal passato.

Quanta forza dal passato… anche quella per tenere testa a Suor Paola, precedente depositaria del Segreto, che occultava in ogni modo possibile le proprie conoscenze per non rischiare di essere spodestata.

Suor Paola, era il suo primo pensiero alle lodi e l’ultimo a compieta: “Dio, allontanala da me! … e da Te!”.

Ma era notte fonda, compieta da lungo passata, e non doveva più pensare a lei.

Impossibile, avevano già iniziato a sfilare davanti agli occhi tutte le volte che l’aveva sminuita in pubblico, quando l’aveva trovata a guastarle le composizioni,… Era guerra. All’ultimo sangue.

“Basta distrarsi! Non pensare a niente, libera la mente per essere pronta ad effondere nel tuo Capolavoro l’Amore. Il Cuore era l’ingrediente segreto del successo.”

Era quasi pronta: come l’uovo, simbolo di rinascita, anche quell’ingrediente speciale andava sgusciato, il guscio inciso e spezzato. Sembrava brutale, ma non si doveva dimenticare l’origine pagana della Pastiera, legata alle offerte votive a Cerere. Il sacrificio era stato ereditato anche nella Cristianità, con addirittura un richiamo al cannibalismo nella Mensa: “Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo”. Che frase meravigliosa e densa all’infinito: tutte loro sognavano di poterla dire un giorno. Suor Paola sarebbe stata accontentata, la solita fortunata.

I rumori aleggiavano sospesi tra il sonno delle sorelle. I passaggi dovevano essere svolti con calma e precisione.

Ecco, finalmente tra le mani quel vermiglio ingrediente, mistico e pulsante, pronto per essere tritato e rendere Immortale la Pietanza.

Non si poteva dire che Suor Paola non avesse finito per metterci il Cuore in quella Pastiera!


3 Commenti

  1. Davvero ben scritto, ma l’atmofera cupa che ricorda “Il nome della Rosa” e l’episodio manzoniano della monaca di Monza, conclusa con l’elemento splatter del cuore come ingrediente, sono troppo inquietanti

  2. Un racconto che spiazza, una trama decisamente particolare, che fonde in modo intelligente ed efficace l’apparente misticismo della prima parte, con l’incoerente crudeltà della Suora defunta, per poi culminare nell’evidente macabro fanatismo pseudo-religioso del finale. Purtroppo la lingua non è all’altezza dell’intrigante trama: espressioni felicemente costruite ( “…rughe di anzianità nei lisci ricordi del primo assaggio”, per esempio), si alternano a frasi zoppicanti o, addirittura, scorrette (“Lei sapeva quanti sacrifici erano necessari per avvicinarsi a Dio, di cui quel ghiotto elaborato era un preannuncio alle gioie che avrebbe gustato in paradiso.”….). C’è da lavorare un po’ sulla lingua, che merita di essere snellita e resa più fluida, ma l’insieme e il sapiente contrasto dei contenuti merita una valutazione positiva.

  3. Racconto ben scritto, all’interno del quale solo pochi passaggi, a livello di forma, sono meno riusciti.
    Molto fantasiosa l’idea di inserire la pastiera all’interno di un oscuro rito sacro. La rivelazione dell’ingrediente segreto è però troppo repentina: proverei a dare qualche ulteriore indizio prima del finale e, soprattutto, cercherei di inasprire il rancore della protagonista nei confronti di Suor Paola. Approfondirei inoltre la sua posizione rispetto a ciò che si trova costretta a fare. Come la fa sentire nel profondo?
    L’ingrediente segreto, infine, deve realmente essere il “cuore pulsante” (si può forse giocare di più su questa immagine)del racconto, quando invece al momento sembra avere solo la funzione di elemento sorpresa nel finale.

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