31 – Favola d’inverno

10 Dic di editor

31 – Favola d’inverno


Ora lo so: non è sempre vero che le scelte più sagge le compie chi ha i capelli bianchi. Ma lascia che ti racconti questa storia dall’inizio…

Nascevo una mattina di un Dicembre imbiancato di neve, tanto tempo fa. Il mio villaggio era piccolo e popolato da anziani. Io, unico bambino, crebbi circondato da capelli candidi e lunghe barbe incanutite. Chi mi raccontava storie, chi mi rimproverava le avventatezze infantili e chi mi insegnava la gentilezza. Per tutti ero “il giovane Nic”. Io non potevo far altro che ammirare la vasta esperienza dei più vecchi e sognare giochi e marachelle con i miei coetanei.

E poi gli anni passarono, gli occhi velati di chi mi aveva visto crescere si erano chiusi su altri mondi ed io ero rimasto solo.

Una mattina vagavo per un bosco in cerca di legna, quando incontrai un ometto di bassa statura. Mi chiese perché fossi lì “nel loro bosco” ed io gli confessai la mia motivazione ma rimasi sorpreso dalla parola “loro”. Non ebbi tempo di chiedere spiegazioni perché un gran sorriso si allargò sul suo faccino appuntito senza età: “Prendi pure quello che ti serve, non di più, non di meno”. E io tagliai tanta legna quanta effettivamente necessitavo per scaldarmi quell’inverno.

Quando la primavera fece capolino con i primi fili d’erba tra i ghiacci, era giunto per me il momento di trovare altre persone e nuovi amici. Costruii un carro per cercare il villaggio più vicino. Ma chi l’avrebbe trainato?

La soluzione si presentò un giorno, quando vidi una renna avvicinarsi alla mia casa. Uscii per catturarla ma quella scappò via. La seguii fino al bosco in cui ero andato a far legna tempo prima ed ecco là il buffo ometto. “Per quale motivo vieni ancora nel nostro bosco?” chiese. Di nuovo rivelai candidamente le mie intenzioni. Al che, egli rispose: “Porta con te gli animali che ti saranno amici utili, né di più, né di meno”.

E io così feci: condussi con me la renna, la addomesticai e con lei a trainare il mio carro, raggiunsi il villaggio più vicino. Finalmente! Uomini, donne, vecchi e bambini; la compagnia non mi mancò più e io scordai il bosco e il buffo ometto dal viso appuntito.

Gli anni passarono, la mia barba crebbe lunga e i capelli s’imbiancarono come quelli di chi mi aveva cresciuto. Io ero diventato per tutti “il vecchio Nic”.

Ed il più lungo e il più gelido inverno di cui si abbia memoria arrivò. Il cibo scarseggiava e il villaggio era ormai allo stremo. Decisi, allora, di partire con il mio carro e la mia renna e andare ancora una volta in quel bosco dove ogni mio desiderio era stato esaudito.

Quando arrivai, l’ometto stava trascinando a fatica un grosso sacco di patate. Mi offrii di aiutarlo e, issato il sacco sul carro, ci dirigemmo verso la sua destinazione: un paese di ometti alti quanto lui e con lo stesso viso appuntito senza età, per ringraziarmi, mi donarono altri sacchi di patate e grano. Tornai al villaggio dove la festa fu grande: mangiammo tutti insieme, attorno ad un grande falò acceso nella piazza principale.

Molti anni trascorsero ancora e il villaggio prosperava così come la mia pancia. La povertà era solo un ricordo lontano ma comunque presente: ogni inverno al centro della piazza, innalzavamo un albero decorato da mille luci fiammeggianti come il falò di quella sera.

Da allora non incontrai più i miei piccoli amici. Fino all’altro giorno. Furono loro a venire da me: “Se tu e il tuo villaggio non avete più bisogno delle nostre cose, non vuol dire che qualcun altro non ne abbia. Da qualche parte, nel mondo, ci sarà sempre il desiderio di qualcosa”. L’osservazione mi colpì. Credevo che il passare degli anni mi avesse reso saggio e invece c’era ancora molto che mi sfuggiva. E lì presi la decisione: io, la mia renna e il mio carro avremmo portato in giro per il mondo ciò che le persone desideravano.

Così iniziava questa mia ambiziosa avventura che mi ha portato qui, dove sono ora, a testa in giù, dopo essere scivolato sul tetto di casa tua. Lo so, una scelta per nulla saggia vista la mia stazza e sicuramente ti starai chiedendo cosa ci facessi lassù. Ebbene, ho pensato che sarebbe stato meglio portare a ogni persona il proprio regalo in anonimato, per non ricevere richieste infinite. “Solo quello di cui hai bisogno, né più né meno”.

E ora, mio caro amico, mi aiuteresti a uscire dal tuo camino?


4 Commenti

  1. Il racconto è scritto e costruito molto bene. Ogni aspetto della tradizione trova una spiegazione credibile.
    Se volessi cercare il pelo nell’uovo, direi che all’inizio ci starebbe bene una frase per segnalare la posizione di difficoltà del narratore (senza rivelare nulla di specifico) e giustificare così il fatto che cominci a raccontare la sua storia.

  2. Davvero un perfetto racconto natalizio, con tutte le caratteristiche di una buona favola da raccontare davanti al camino. Ogni nuovo passaggio della storia si inserisce alla perfezione in quello precedente e la lettura è scorrevole e davvero piacevole.

  3. E’ proprio vero che non è necessario avere i capelli bianchi per essere saggi. Nic è stato saggio tutta la vita, come piccolo Nic e come vecchio Nic e ora mette il suo cuore e la sua saggezza al servizio di chi ha bisogno.
    Una storia delicata e nello spirito giusto per questo momento.
    Ben scritta

  4. Una breve favola deliziosa. Una versione originale e gustosa della storia di Babbo Natale. Il ritmo narrativo è coinvolgente, piacevolmente cadenzato dal ripetersi del saggio invito dello gnomo: “Prendi pure quello che ti serve, non di più, non di meno”. La battuta finale lascia il lettore con il sorriso sulle labbra. Un racconto ben scritto.

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