31 – UNA GIORNATA DI PIOGGIA
Tutta colpa della pastiera che Valentina mi aveva lasciato davanti alla porta. Guardai il cellulare e lessi: – E’ arrivata?- – No, ancora no, per lo meno non l’ho vista – risposi io cercando di aprire la porta della mia auto.
La pioggia continuava battendo ignorante i vetri mentre la città deserta dal lockdown sembrava quella di un film distopico. Squillò il telefono mentre stavo cercando di parcheggiare l’auto che malgrado la desertificazione, sarebbe stato più facile vincere al lotto che trovare un posto.
– Allora è arrivata? – mi chiese ancora una volta al telefono Claudio. – Non credo sia arrivata Claudio ma ora basta con questa insistenza, io direi che te la devi piantare – risposi io stranita dalla pioggia e da una giornata che non voleva terminare.
– Ti ho fatto una domanda ma tu come al solito perdi subito la pazienza – mi scrisse dopo avergli attaccato in faccia.
In quel momento chiamai Paola per sfogarmi un po’: – Paola, Claudio sta insistendo per vedere Valentina, non so che cosa gli prenda. Mi ha stancato è da stamattina che mi sta chiedendo se è arrivata – le dissi.
– Veramente? E’ proprio sfacciato, gli è sempre piaciuta e su questo non ci sono dubbi, però arrivare fino a questo punto… ti stai riprendendo lentamente dal Covid-19 potrebbe avere pensieri per te non per quella … –
– Siamo amici, lo capisco però non mi va di fare sempre la ruffiana – risposi io
Attraversai la strada con la borsa sotto il braccio e l’affanno che, malgrado la mia negatività, stentava ad abbandonarmi. Mentre tenevo l’ombrello e il computer per leggere il messaggio mi cadde in terra il telefono.
– Maledetto telefono, prima o poi dovrò farlo nuovo magari a rate – pensai camminando sul bordo per non farmi schizzare dalle auto che attraversavano le pozzanghere.
Imboccando il vicolo centrale adiacente alla mia abitazione vidi Valentina che usciva dal cancello di corsa.
– Vale!- gridai ma lei niente, andava troppo di fretta come suo solito.
– Maledetto telefono, riprenditi, riprenditi – dicevo spingendo il lato destro insistentemente. Niente da fare, sembrava morto. Sarei dovuta correre a casa ma le scarpe bagnate e il computer pesante non mi permettevano di andare veloce.
– Silvia! – udii gridare alle mie spalle. Era Claudio che in lontananza stava parcheggiando l’auto. Girai le spalle per cercare di arrivare a casa ed asciugarmi quando sentii prendermi le spalle.
-Silvia, mi puoi dire che ti prende?- mi chiese lui a un palmo da me.
– Mi prende che sono molto stanca, affannata, sono uscita ora da una malattia mortale, non mi reggo in piedi e tu se interessato solo a sedurre le mie amiche, ecco ch mi succede – risposi io cercando di reggere l’ombrello.
– Cosa stai dicendo, sei impazzita? Dammi il computer ti accompagno a casa – disse Claudio prendendomi la mano.
– Non sono impazzita sono stanca ecco tutto, lasciami andare a casa – insistetti io.
Cercando di accelerare il passo mi avvicinai al cancello e glielo chiusi in faccia. Claudio sapeva benissimo che avrebbe potuto aprirlo ma non entrò e rimase li a guardarmi con aria di chi vede andare via qualcosa senza capirne il perché.
Accelerai il passo arrivando davanti alla porta di casa dove trovai un pacco incartato e un biglietto. Infilai le chiavi e con due mandate aprii la porta. Lasciai il cappotto sul divano e sedendomi lessi il biglietto: – Rimettiti in forze amica mia ti voglio bene. Questa è arrivata direttamente dalla Sicilia ed è meglio di qualsiasi medicina. Ti voglio bene. Claudio. –
Aprii il pacco: c’era una pastiera profumata. Andai subito alla porta per vedere se Claudio fosse rimasto ancora ad aspettarmi dietro il cancello. Stava tornando indietro e io corsi verso di lui abbracciandolo e dicendogli: – Scusa, perdonami Claudio, è stato tutto un malinteso, avevo capito… insomma, Valentina, arrivata… perdonami –
– Lo so che sei un po’ pazza Silvia e anche gelosa ma ti voglio bene lo stesso – mi disse abbracciandomi stretta.
– Tutta colpa della pastiera – risposi io.
3 Commenti