3 – Lo spot

29 Nov di editor

3 – Lo spot

“Tutta colpa della pastiera…”

“Non capisco…”

Era rimasto assorto per una decina di minuti, stava ripensando a quel giorno di aprile di tanti anni prima.

“Scusi ingegnere, che faccio, mando all’ufficio commerciale o vuole rileggerlo meglio?”

“Che cosa? Ah sì, ha ragione, lo mandi subito all’ufficio commerciale.” Imbarazzato passa il plico all’impiegata, che saluta cordialmente ed esce.

Musica romantica. Angela, occhi scuri e profondi, labbra sensuali. Ricorda il giorno che l’aveva incontrata la prima volta, le aveva offerto un gelato e le aveva dato appuntamento in spiaggia.

Apre il cassetto della scrivania, tira fuori una pastiera napoletana. Prende un pezzetto del dolce, tenendolo tra il pollice e l’indice e comincia ad assaporare lentamente. Ancora rimane assorto con gli occhi chiusi. La musica si fa più languida. Un pomeriggio d’estate, vent’anni prima, la spiaggia, Posillipo, il cielo azzurro e l’acqua turchese, una ragazza che esce dal mare e corre verso l’asciugamano…una voce: Angela, il sapore del sale sulle labbra. Una fetta di pastiera napoletana. Altro che Proust, un intero mondo…

“Stop!” Fermo immagine.

“Chi è che ha cambiato i testi della voce fuoricampo? Vi sembra il caso di metterci dentro Proust? Nello spot di un’impastatrice da cucina? Perché secondo voi la maggior parte delle massaie italiane ha letto la Recherche?”

“Io sono solo l’addetto al montaggio, deve chiedere allo sceneggiatore.” Nello studio cala il silenzio.

Abituati al brutto carattere del regista tutti temono di dover passare un’altra settimana di passione. Adesso che avevano quasi finito.

“Riprendiamo – continua brusco il regista- vediamo come va avanti.”

un intero mondo di ricordi, di profumi e sapori si sprigiona da una fetta di pastiera napoletana, come da una petit madeleine…

“Questa è buona!”, sghignazza, mentre la voce continua sull’immagine dell’uomo che assapora voluttuosamente il boccone di pastiera… ma Marcel non aveva mai provato una pastiera fatta con un’impastatrice elettronica La Favolosa. Stacco. Immagine di una donna procace non più giovanissima, indossa un grembiulino a fiori che le fascia i fianchi e manovra l’impastatrice sorridendo. Dietro compare l’uomo della prima scena, l’ingegnere, che l’abbraccia da dietro e dice, facendo l’occhiolino alla camera: “Tutta colpa della pastiera”. Infine, nella dissolvenza che chiude lo spot, compaiono cinque bambini tra i tre e i sei anni che tenendosi per mano fanno il girotondo intorno al tavolo della cucina.

“Ma chi ha scritto questa schifezza?”

Qualcuno in piedi in fondo allo studio azzarda: “Ma come, aveva detto lei che il materiale girato andava bene, e che potevamo procedere per la voce fuoricampo.”

“Certo ma non credevo che avreste aggiunto altro. Doveva finire con: una fetta di pastiera napoletana, stacco e immagine della donna in cucina che manovra l’aggeggio, il marito e i bambini. Punto.

“Ascolti -interviene un altro che era rimasto sulla porta- probabilmente è il soggetto che non andava fin dall’inizio, a proposito chi è l’autore? Sembra una pubblicità anni sessanta, fatta eccezione per la rêverie del protagonista, che secondo me è l’unica cosa interessante. Ma, andiamo, i bambini che prillano intorno al tavolo…sembra la pubblicità del brodo Knorr”

“Non prillano, fanno un girotondo”.

“Era per dire, lei chi è?”

“Lo sceneggiatore che ha trattato il soggetto. Ero qui fin dall’inizio. Sentite, può darsi che il soggetto non sia un granché, ve lo concedo, ma con l’aggiunta della voce fuori campo, finalmente entra qualcosa di nuovo, Proust, la madeleine, un tocco di cultura e originalità, che importa se il target è più basso, non ha diritto anche la casalinga ad acculturarsi? Magari poi le viene voglia di leggere i classici”

L’uomo in fondo allo studio: “Sì, proprio anni sessanta, il brodo Knorr e Pasolini.” Risate generali.

“Basta, urla il regista, me ne vado, montatelo voi lo spot!”

“Un momento, prima che vada devo dire una cosa, sono l’autore. Forse il soggetto non è all’altezza, ma mi lasci dire che come è stato sceneggiato e girato…” Nella gazzarra finale entra un impiegato che con le mani a megafono davanti alla bocca urla: “chi sta lavorando per lo spot sull’impastatrice? Vogliono subito qualcuno al telefono, dicono che se non arriva entro domani, non se ne fa più niente!”


3 Commenti

  1. Originale. L’idea della pubblicità di un’impastatrice è sicuramente originale e, nel complesso, ben scritta. Mancano di efficacia gli interventi dei diversi interlocutori. Molto più efficaci , in termini di impatto, le batture dello spot.

  2. Un racconto originale e divertente, con una trama ben articolata e varia, nonostante il poco spazio a disposizione. L’inizio da racconto romantico lascia improvvisamente spazio alla realtà: si sta girando uno spot pubblicitario. Una bella trovata, che spiazza felicemente il lettore, impedendogli di annoiarsi! Buona la scrittura, che fluisce corretta ed equilibrata, con piacevoli inserti di discorso diretto ben strutturato. Delicatamente accennato un tema che ha un suo rilievo: l’opportunità di inserire spunti culturali nel linguaggio pubblicitario, per sua natura di massa e spesso appiattito al ribasso. Peccato per un paio di errori nell’uso del francese: se bisogna citare, meglio farlo correttamente! Comunque l’insieme è molto buono.

  3. Idea molto originale e divertente. Racconto ben scritto e scorrevole, se non per qualche passaggio meno riuscito.
    La descrizione delle immagini dello spot potrebbe essere più precisa e definita. Lo stacco tra queste immagini e la voce fuori campo deve essere più netto e chiaro.
    Lo spot dovrebbe costituire il centro di gravitazione universale. In parte lo è già, ma dovrebbe essere così in ogni momento della narrazione.

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