29 – Tutta colpa della pastiera

3 Dic di editor

29 – Tutta colpa della pastiera

Tutta colpa della pastiera, quella maledetta pastiera…

A causa della mia professione: il vulcanologo, mi ero trasferito da un’annetto a Napoli, città in cui non ero mai stato.

Mi trovavo lì per monitorare il Vesuvio, impresa ardua che richiedeva molto tempo, perciò mi affittai una casetta abbastanza grande per poter posizionare tutti gli strumenti utili così da creare un piccolo laboratorio dove cominciare a lavorare.

Tutti giorni li trascorrevo tra il Vesuvio e “casa” non facendo nient’altro oltre comprarmi da mangiare al supermercato.

Mi impegnavo tantissimo perchè se avessi fatto nuove scoperte sarei stato proclamato miglior vulcanologo d’Italia.

Difatti non mi ero nemmeno accorto di avere dei vicini. A pochi metri da me sorgeva una casetta verde simile alla mia, quando ad un tratto sentì bussare alla porta insistentemente.

Mi accorsi a controllare e vidi dallo spioncino una signora anzianotta con le gote rosate che continuava ad urlare:”Guagliò, aprimi”.

Infastidito aprì e la signora si precipitò a dirmi: Piacere sono Rosetta, abito lì” indicandomi le mura poste a poca distanza.

Continuò: ”Non ti ho mai visto da queste parti perciò vorrei poterti porgere, come da usanza, questo piccolo manicaretto fatto da me”.

Incredulo accettai e la ringraziai, quando ad un trattò udì: ”Mamma, ma che cazz!”

La donna si voltò e vedemmo un giovane uomo barbuto correre nella nostra direzione.

Ancora con il fiatone si scusò con me poi si crucciò e sgridò lei: ”Mamma non puoi importunare le persone in questo modo!”

L’anziana non repplicò ma io la difesi dicendogli che anziché importunarmi aveva fatto una gentilezza portandomi quella leccornia e ne ero riconoscente.

In mezzo a quella folta barba notai un accenno di un sorriso mentre porgendomi la mano si presentò: ”Io sono Ciro”.

La strinsì dicendole il mio nome:Carlo.

Li invitai ad entrare in casa per poter offrirgli il caffè ma la signora rifiutò perchè doveva finire le faccende domestiche e se ne andò.

Rimasimo io e lui a chiacchierare davanti alla tazza di caffè.

Io gli raccontai del mio lavoro e lui mi confidò di essere appassionato di vulcani e che ,anche per per questo motivo, si era trasferito dalla mamma.

Dopo questa sua dichiarazione gli proposi: ”Ti andrebbe di venire con me a visitare, per quanto è possibile, il Vesuvio?”

Entusiasta mi rispose: ”Certo, così potrei apprendere qualcosina del tuo lavoro in modo da potermi rendere utile.

Sai un “aiutante” non ti farebbe male, ti scioglierebbe un po’di stress!”

Sorrisi e ribattei: ”Hai proprio ragione inoltre, vista la tua passione, non saresti proprio alle prime armi in fatto di vulcani”.

Ciro sprizzando di gioia mi disse: ”Ne sarei onorato e mi aiuterebbe a non pensare troppo al fatto che sono disoccupato”

Continuò raccontandomi di come si era ritrovato dopo il fallimento della sua azienda, a ritornare da sua mamma sentendosi, perciò, inutile.

Da quella lunga sera colma di chiacchiere diventammo amici.

Passavamo le intere giornate insieme, gli insegnai cose basilari e semplici del mio lavoro, ci incamminavamo sulle pareti del vulcano e lui mi invitava ogni sera a casa sua per poter gustare le prelibate pietanze cucinate da Rosetta.

Dopo otto lunghi mesi avevo messo insieme tutti i miei risultati, stavo per pubblicarli quando bussò alla porta Ciro.

Andai ad aprirgli e lui mi porse un piatto con dentro uno strano torta: la pastiera.

Non l’avevo mai né vista né assaggiata ma lui continuò dicendomi: ”Mangia, amico mio. Oggi è Pasqua e questo è il dolce tipico di questa festività. L’ho preparato con le mie mani”

Non era da lui né cucinare né presentarsi così improvvisamente ma ne addentai comunque un pezzo.

Mangiando boccone per boccone iniziò a girarmi la testa e crollai per terra.

Prima di perdere completamente i sensi vidi sul volto di Ciro spuntare un gigno malvagio, che non avevo mai visto e mi sussurrò: ”Stai morendo avvelenato mio caro ed io potrò finalmente rubarti tutti i documenti sul Vesuvio così da diventare il miglior vulcanologo d’Italia”

Mentre sentivo che il mio corpo mi stava completamente abbandonando pensai:”Tutta colpa della pastiera,non avrei dovuto mangiarla.

Dovevo intuire che era tutto un imbroglio”


3 Commenti

  1. Trama banale e un po’ assurda. Il racconto non coinvolge. Narrazione piatta. Diversi errori ortografici (vd. i passati remoti in -ì… alla prima persona) e sintattici. Pessimo impiego della punteggiatura.

  2. Purtroppo il racconto presenta molte incertezze e imprecisioni a livello formale.
    Anche la struttura non è molto efficace, con un colpo di scena nel finale che non viene in nessun modo suggerito in precedenza durante la narrazione.

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