27 – L’ARROGANZA UCCIDE

8 Dic di editor

27 – L’ARROGANZA UCCIDE


Ora lo so: non è sempre vero che le scelte più sagge le compie chi ha i capelli bianchi..

Ho sempre nutrito un profondo rispetto per le persone più mature, sia per la loro esperienza sia per educazione, anche se spesso l’età è un’ arma a doppio taglio, poiché fornisce lezioni di vita ma limita sempre più le capacità delle persone.

Malgrado l’opinione comune è che gli “anziani” siano un peso, io ascoltavo volentieri storie e aneddoti di chi aveva vissuto più a lungo, cercando di trarne benefici per la mia vita. E , in effetti, per molto tempo fu così.

Nello studio, nel lavoro, nelle relazioni applicavo gli insegnamenti dei miei nonni, mantenendo una mentalità propositiva e senza mai farmi abbattere dalle difficoltà.

Anche se possono sembrare lezioni scontate, al giorno d’ oggi non lo sono affatto. La staticità della maggior parte delle persone, consente ai pochi che si buttano di avere una incredibile quantità di occasioni.

Il sapersi inventare è davvero raro.

Crescendo però, iniziai ad ascoltare sempre meno i miei nonni. Dopotutto, anche se non paragonabile alla loro, avevo anch’ io maturato una discreta esperienza ed era ora di camminare con le mie gambe.

Inutile dire che non fu per nulla semplice, con gli anni arrivarono sia soddisfazioni sia delusioni, ma entrambe mi temprarono.

Il rapporto coi miei nonni maturò insieme a me, ormai era un rispetto tra adulti.

Era da poco iniziato un nuovo anno e iniziai a sentire strane voci su un virus.

Qualcosa di sconosciuto e particolarmente pericoloso.

Non era certo il primo virus di cui parlavano al telegiornale, ma per curiosità iniziai a documentarmi e le notizie erano controverse, poiché pareva avesse avuto origine in Cina e ero ben conscio di come le notizie fossero taciute o censurate in quel paese.

Tuttavia non trascorse molto tempo che il virus fosse sempre più protagonista nel mondo, sebbene i politici assicuravano fosse presente solo in Cina ed escludevano una diffusione in Occidente. Non ho mai dato retta ai proclami dei politici; avevo vissuto abbastanza da sapere che ormai agivano solo per interesse personale e non per il bene comune, quindi decisi di parlarne con tutta la mia famiglia, specie coi miei nonni, visto che gli anziani sembravano i soggetti più esposti al virus.

Dissi a tutti ciò che avevo saputo, mettendo all’ erta l’ intera famiglia. Il tempo mi diede ragione, perché da lì a poco, furono accertati i primi casi in Italia.

In pochi mesi il virus, battezzato Covid 19, si diffuse a macchia d’ olio, mostrando quanto l’ arroganza dell’uomo fosse diventata esagerata. Ogni paese cadde sotto la furia del contagio, ogni governo dovette ammettere i propri errori, ogni persona si ritrovò inerme davanti alla pandemia.

La situazione degenerò a tal punto che fu necessaria una quarantena globale.

Malgrado la crisi, i miei nonni insistevano nel fare di testa loro, convinti che dopo aver superato una guerra sapessero come affrontare un problema, e rispetto alle bombe inglesi, un virus fosse poca cosa.

Rimasi sorpreso dal loro atteggiamento, visto che furono loro ad insegnarmi ad ascoltare i consigli e gli avvertimenti altrui. Tentai in ogni modo di convincerli ad essere prudenti, ma a nulla valsero le mie parole.

Finché non accadde il mio peggior timore: i miei nonni si ammalarono.

Furono settimane di angoscia e di dolore.

Ormai l’estate era alle porte e il virus sembrava aver allentato la sua letale stretta.

Finalmente chiamarono dall’ ospedale.

Andai in macchina, ma non potevo essere contento. Erano stati ricoverati tutti i miei nonni, ed ora solo uno poteva far ritorno a casa.

Perché erano stati così presuntuosi? Per tutta la vita avevo dato loro ascolto, perché per una volta non hanno ascoltato loro me?

Purtroppo ora lo so: non è sempre vero che le scelte più sagge le compie chi ha i capelli bianchi…


4 Commenti

  1. Il testo non può dirsi racconto in senso stretto. Il cambiamento del protagonista, infatti, è sempre slegato dagli eventi che accadono: il virus si diffonde quando ormai egli è già passato da una fiducia totale e acritica nei suoi nonni al pensiero autonomo. Tutto ciò che la vicenda del virus gli porta è, casomai, la conferma di certezze che ha già.

  2. Sono presenti molti errori nella consecutio temporum.
    Il centro di gravità del racconto dovrebbe essere costituito dai nonni del protagonista, ma essi rimangono sempre molto distanti e non riusciamo a conoscerli o a capire le loro motivazioni.
    La parte finale del racconto, dal punto in cui i nonni si ammalano, è molto frettolosa e non aggiunge molto alla classica narrazione (tristissima purtroppo) che ormai tutti conosciamo anche troppo bene.

  3. Comprensibile l’attualizzazione della traccia, ma forse è ancora troppo attuale per rendere godibile la lettura su un dramma che ha visto coinvolte molte famiglie.
    Attenzione all’uso dei verbi, in particolare dei congiuntivi

  4. Un racconto che risulta un po’ pedante e a volte un po’ scontato.
    Manca fluidità nella narrazione, che scorre lenta e senza particolare vivacità. La critica nei confronti delle persone che, con il passare del tempo, maturano la convinzione di aver sempre ragione è uno spunto interessante, ma andava argomentato in modo più creativo perché il racconto risultasse più interessante.
    Alcuni gravi errori nell’uso dei tempi verbali penalizzano molto l’esito.

Lascia un commento