25 – Blu

8 Dic di editor

25 – Blu


“Ora lo so: non è sempre vero che le scelte più sagge le compie chi ha i capelli bianchi…”

“Cosa stai dicendo?”

“Dico…se tu non te ne stessi lì a ciondolare e ascoltassi una buona volta…che non è sempr-…aspetta, hai sentito?”

“Cosa capo?”

“Là, sopra il tetto. Ho visto qualcosa. Tu?”

“…”

Un portone scuro, logoro, incagliato fra le lamiere dell’imponente prefabbricato, avanzò inesorabile sul pulviscolo di cemento cinereo. Degli enormi scarponi sovrastarono l’uscio. Preceduti da una massiccia e nodosa mano, avvolta in un guanto di seta.

“S-s-salve signor Bridge” squittirono all’unisono i due individui, impacchettati in cappotti blu oceanico con stemma di reparto, scarponi e borsalino color pece e occhiali rossi. All’intersezione fra spalla e collo, su entrambi, spuntava, inciso nella carne, una tarantola con testa di volpe. Il segno distintivo della brigata di Bridge.

“Aattenti! Stavate gozzovigliando eh?” le lunghe ciocche argentee di Bridge ondeggiarono sulla spessa fronte corrosa dal tempo.

“No, signore! P-p-piuttosto…è tutto risolto?”

Bridge, mantenendo salda e retta la postura e le spalline ferrose dell’uniforme, perpendicolari alla sua figura, slanciata e piazzata, girò lentamente lo sguardo alla sua destra, sorridendo fra i tesi baffi grigi.

“Dovresti verificare con i tuoi occhi…non credi Gustave?”

Gustave, lo smilzo, tenente gamma della divisione alchemica, pensò a svariati modi per ricordarsi, una volta al sicuro nella sua stanza, di quanto sia meglio tenere la bocca dannatamente chiusa quando si è al cospetto di Bridge e cercare di farsi notare il meno possibile. Deglutì.

“S-sì, signore.” E avanzò adagio verso l’entrata. Gado, sottotenente gamma, decisamente più tracagnotto e silenzioso del primo, ridacchiava in silenzio.

Gustave poggiò lentamente la mano sul rovere logoro e spingendola verso le sue spalle, avvicinò il proprio sguardo, insieme alla sua testa, verso l’interno del fabbricato. “C-come diavolo…” Dinanzi a lui si stagliò una pila di corpi semi carbonizzati, ancora rantolanti, pieni di pustole ed secrezioni. Sul pavimento il liquido, escreto dal dolore della matassa di corpi, impregnava le pareti del proprio odore.

“Hai capito mio caro Gustave? Non bisogna dimostrarsi irrispettosi nei confronti della legge…e soprattutto di chi ha l’oneroso dovere di farla rispettare. Adesso vai. Esci. E non ti azzardare mai più a rivolgerti a me in quel modo! D’accordo, Tenente Gustave?!”

“S-sì signore!” e fra i denti lo maledisse, quel pazzo diabolico di Bridge, una macchina trita uomini con il dovere di uccidere, solo per il gusto della trasmutazione e del sangue.

Gustave ritornò velocemente, dal compagno Gado, sull’attenti.

“Bene signori! Qua è tutto…”

Dal cielo cominciarono a cadere flebili gocce. Il cielo gonfio di grigio. Il suolo pregno di pioggia.

Bridge riprese, scostandosi dai due e dirigendosi verso la sua V8 Pilot. “La soffiata era giusta, era un piccolo insediamento di Mediu…allora voi due adesso pulite tutto, preparate rapporto e per oggi siamo a posto. Mi raccomando, prima che la luna sorga. Riiposo!”

Appena Bridge si fu congedato, i due trassero un grosso sospiro di sollievo guardandosi negli occhi.

“Ooh Madre! Gustave! Pensavo ti avrebbe lacerato in due ahah!”

“Z-z-zitto Gado. Piuttosto, muoviamoci a finire il lavoro.”

I due entrarono nel fabbricato. L’odore era denso e schiacciante, così come la vista. Terribilmente inquietante. Prepararono i cerchi alchemici, ognuno ai quattro angoli della struttura. Gado iniziò a raggruppare i sacrifici, distribuendoli fra le quattro postazioni. Gustave invece era impegnato nella preparazione del cerchio totalizzante, quando un suono acuto lo scostò dal lavoro. Proveniva dall’ammasso di sporcizia ed indumenti dei Mediu. Si avvicinò. Il rumore si fece squillante. Scostò la robaccia e d’un tratto, ai suoi piedi, si presentò, avvolto in luridi stracci, il volto dolce e paffuto di una bambina dai capelli di rame. Sulla fronte un cerchio perfetto e celeste, come il cielo d’estate. Una Mediu.

Gustave non fu capace di resistere alla compassione e alla gioia della vita che gli si schiudeva davanti. “Diavolo, devo essere uscito di testa…ti chiamerò Blu. Resta qui, dolce Blu. Tornerò stasera a prenderti e vedremo il da farsi…” E di fretta, un po’ felice e un po’ spaventato, tornò dal compagno Gado, ancora intento ad ammucchiare cadaveri…

[Continua]


4 Commenti

  1. La prosa è buona, con dialoghi efficaci. Purtroppo attorno ad alcuni dettagli molto vividi regna l’oscurità; sono riuscito solo parzialmente, e con fatica, a capire cosa avvenga in scena. Sospetto che il motivo sia da ricercare nel «[Continua]». Se davvero questo è uno stralcio di un testo più esteso, sarebbe stato opportuno farne una riduzione a racconto.

  2. Non capisco perché il racconto non possa concludersi entro lo spazio a disposizione, dal momento che gli elementi per una storia ben riuscita sono già presenti.
    La costruzione del contesto distopico-fantascientifico è piuttosto interessante e fantasiosa, molto bella la descrizione della pila di cadaveri e del rituale che Gustave è chiamato a organizzare.
    La prima parte del racconto però è eccessivamente centrata sulla paura che Gustave prova nei confronti del suo capo. Invece, per motivare efficacemente la sua scelta di salvare la bambina nel finale, il suo personaggio dovrebbe essere approfondito, dovrebbe provare già dal principio un turbamento interiore rispetto al suo lavoro. Il turbamento dovrebbe crescere sempre più e culminare nella scoperta della sopravvissuta. Gustave deve essere interiormente pronto a salvarla, altrimenti la scena rischia di risultare innaturale.

  3. La vicenda crea delle aspettative e il “continua” conclusivo spinge effettivamente il lettore all’attesa di come si potrebbero sviluppare gli eventi futuri. Tuttavia non è chiaro il collegamento con l’incipit. Dove si esprime la saggezza o dove sta la non saggezza? Io piuttosto vedo crudeltà e carità

  4. Un po’ labile la connessione fra il racconto e l’incipit… a parte il veloce accenno ai capelli argentei dell’orribile Bridge.
    Il racconto è evidentemente incompiuto e la scelta non è ammissibile (il racconto, per regolamento, deve essere completo).
    Non si capisce da cosa dipenda la poca saggezza di Bridge e non si comprende bene il senso della storia…

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