24 – Quattro amici

14 Gen di editor

24 – Quattro amici

Finì per addormentarsi tanto era stata quella serata noiosa e inesauriente. Durante le serate “gialle” i ristoranti erano chiusi così come i locali per aperitivi e quanto altro così decisero di ritrovarsi nella casa di Luca, single di mezza età ma con addosso ancora i profumi e gli odori di un bambino. Ne aveva ancora l’aria e anche i discorsi di serate consumate a Riccione con ventenni strafatte aveva tutto il sapore di un uomo non ancora cresciuto, ancorato a ricordi e esperienze mancate vissute ormai a cinquant’anni in piena crisi, quando ancora non sembra essere tutto perduto.

Francesca era andata lì con Laura, per provare a cambiare serata, per assaporare ancora il ricordo delle cene con gli amici anche se amici non erano. Che significato aveva avuto quella serata noiosa e infantile dalla quale fuggire e dalla quale, prima delle dieci, allontanarsi per un coprifuoco ancora attivo nella zona gialla.

L’unico aspetto positivo era il Covid che lei, Luca, Laura e Tommaso avevano e quindi, almeno per il momento, potevano stare tranquilli e non temere di ammalarsi di nuovo. Francesca era stata male veramente, quasi rischiando l’ospedale mentre Luca e Tommaso si erano annoiati per venti giorni relegati in casa come assassini. Laura aveva avuto solo qualche mal di testa e linea di febbre. L’unica che non era riuscita a rimpossessarsi di sapori e odori era Francesca che in queste serate sembrava essere in bilico tra l’invidia e la compassione.

Una serata trascorsa pensando: “Ma cosa ci faccio qui io?”. Un uomo con una figlia di ventiquattro anni che prova ancora piacere a correre dietro le giovani sciroccate che fingono di essere perse, di farsi o di stare per impazzire. L’altro, invitato come riempitivo, richiamato da un’agenda forse all’ultimo posto, era stato anche lui trascinato suo malgrado allettato dalla presenza di due donne forse, ma solo forse, interessanti.

“E’ tardi, dobbiamo rientrare” disse Francesca quando finalmente riuscì a prendere in mano il suo cellulare deposto nella borsa , per buona creanza e educazione.

“Ma chi ti ferma? “ rispondeva Luca sempre più immerso in quel misero cocktail che avevano sorseggiato e che tanto andava di moda. Francesca era stata sempre fuori dal mondo, le piaceva il buon vino e dei cocktail non conosceva nemmeno la base. “Cibo pessimo con pessimo alcol” pensò pasteggiando le micro porzioni di sushi che niente avevano da invidiare a due salsicce secche con crostini cotti sul fuoco e patè di fegato. “Con uno champagne via via” pensò Francesca assaggiando le mini porzioni “Ma con questo cockail semidolce è davvero un pugno alla buona cucina e al buon gusto, molto meglio le serate pazze a casa di Marco, almeno un piatto di riso con il radiccio e taleggio e un buon bicchiere di Borgogna ci sono sempre”.

Il Covid aveva forse ucciso non solo i sapori e gli odori ma anche il gusto di trascorrere una serata tra amici, e il sapore di un buon cibo crudo da sposare non un calice di buon vino.

Tutto era ormai perduto. Il piacere dell’aperitivo anticipato alle diciassette, il gusto di un buon vino. Tutto era al servizio dello sballo e del divertimento o meglio del dimenticare nel nome del “Cerchiamo di divertirci”.

Ma sarà vero che un uomo di mezza età si diverte con una ragazza sballata e disinibita di vent’anni di meno? Effetto paparino? Effetto ti salvo io perché sono grande e maturo quando al posto di una ragazza avrei bisogno di una badante o di una mamma?

Effetto alcol o effetto “non ce la faccio più” si era ormai rassegnata a stare davanti al camino fingendo di essere interessata a far crescer la fiamma tanto quanto basta per poterla guardare.

Francesca non ci capiva più niente. Gli uomini sembravano essere retrocessi e il Covid certamente non li aveva aiutati. Si guardava intorno e in quel momento, nel divano del valore di ventotto mila euro finì per addormentarsi credendo che forse l’unica via d’uscita da quel mondo assurdo potesse essere solo il sonno.


Valutazioni Giuria

24 – Quattro amici – Valutazione: 15

Giud.1:
Lo sviluppo della trama è piatto e poco appassionante.

Giud.2:
bella l’incipit, ma mi manca il resto. L’argomento scelto per il racconto è da rivedere.

Giud.3:
Frasi arzigogolate e un pò contorte, non prive di errori. Un cinquantenne bisognoso di badante pare esagerato. Si intuisce il messaggio ma i mezzi espressivi mi sembrano inadeguati.

Giud.4:
“forse” anzichè “fosse”, “avevano” anzichè “Avevano avuto”, “non” anzichè “buon”, “radiccio” anzichè “radicchio”, “via via” anzichè… non lo so ed un punto di domanda mancante: non è un po’ troppo in questo contesto?