22 – Basta

21 Gen di editor

22 – Basta

Ci fu un lungo silenzio rotto solo da quell’unica parola e da altre farfugliate di corsa: “Basta!” Ora basta, non ne posso più, non ne posso più dei tuoi rimproveri, non sono più una bambina, devi lasciarmi in pace”. Mia non ricordava di essersi mai rivolta così a sua madre, non lo ricordava perché non aveva mai avuto il coraggio di pronunciare quelle parole, ma ora che era diventata una donna, sentiva che era arrivato il momento di mettere fine a quel rapporto malato e distruttivo, era giunto il tempo dell’addio.

Era stata una bambina vivace, poco incline alle regole, questo sì, ma in cuor suo sentiva che non era stato questo il motivo per il quale la madre le aveva sempre preferito la sorella Eleonora, nel suo cuore sapeva che quella donna non le aveva detto tutto.

Tante volte si erano ritrovati a tavola tutti insieme per Natale o per qualsiasi altra festa, era un giorno uguale a mille altri e la stessa scena si ripeteva ogni volta, lodi e complimenti per il meraviglioso lavoro di Eleonora, gli stupendi figli di Eleonora, il prestigioso, affascinante marito di Eleonora e per lei, sempre e solo disappunto, accuse, critiche.

Non era di certo un esempio da seguire, anche questo è vero, con la sua vita incasinata, un matrimonio fallito e neanche la gioia di un figlio, uno solo, un nipotino per quella anziana donna che, magari, si sarebbe addolcita un po’, niente; e non ci era riuscita neanche con il lavoro, perché in quella famiglia, essere un’artista non era considerato un vero e proprio lavoro ed in quanto a risultati, anche lei stessa, spesso, si chiedeva se ne valesse veramente la pena; ma dopotutto non era la perfezione che cercava e non riusciva a capire perché gli altri e soprattutto sua madre la cercassero in lei e per lei.

Era arrivata in ritardo anche quella sera, l’avevano aspettata per mangiare o meglio, lei, la mamma, quella che avrebbe dovuto consolarla, rassicurarla, spronarla, l’aveva aspettata per iniziare lo show, 10 minuti di ritardo, zuppa fredda e spettacolo caldo, si entra in scena, iniziamo il “massacro di Mia”.

Lo sapeva e non era certo per quello che aveva fatto tardi, ormai assisteva anche lei, impassibile a quel momento in cui, prima sua madre e poi tutti gli altri, apparecchiavano la tavola con i fallimenti di Mia, per dare un po’ di sollievo alle loro tristi e grigie vite. Ci aveva fatto l’abitudine e tutte le volte, se ne stava in silenzio, non c’era mai nessuno che la difendesse e neanche lei aveva mai avuto intenzione di farlo, lasciava passare il tempo, sperando che la cena finisse presto o che nel corso della stessa, qualcuno lanciasse qualche pettegolezzo più ghiotto e più scabroso di cui parlare, qualcosa che avesse distolto l’attenzione da lei.

Ma non andò così, anzi, quello che lei stessa non avrebbe potuto neanche immaginare, fu che, poco dopo che erano tutti lì seduti a mangiare o meglio ad ascoltare ogni tipo di maldicenze sulla poveretta, la voce di Cristina si fece, improvvisamente più forte e dalla bocca le uscirono queste testuali parole : “Mia, non fare finta di niente, se noi tutti qui, ci divertiamo a parlare delle tue sventure, è perché le nostre vite sono noiose e almeno, così, ci sembra di guardare la televisione, lo so che ne faresti volentieri a meno, ma siamo noi che non possiamo smettere”, poi come se niente fosse, si rivolse ad Eleonora e, con una voce ancora più forte e senza nessuna inflessione disse: “ Cosa aspetti a dirle che non è tua sorella?”…Mia non riusciva a credere a quello che le sue orecchie avevano sentito, ci fu un lungo silenzio, tutti restarono ammutoliti, il fratello cercò lo sguardo della moglie, Eleonora quello di suo marito, la madre guardava in basso e ad un tratto si sentì solo la voce di Mia che gridava: “Basta! Ora basta, non ne posso più dei tuoi rimproveri, non sono più una bambina. Devi lasciarmi in pace! Ora apro quella porta e nessuno di voi mi rivedrà mai più”.

Restarono tutti increduli di fronte alla reazione di Mia, che non aveva dato alcun peso alle parole della madre, forse il non essere parte di quella famiglia di matti le diede la forza di dire finalmente addio a tutte quelle voci che continuavano a rimbombarle nella testa, era libera, libera di andarsene, in fondo, pensò se Eleonora non è mia sorella, questa non è la mia famiglia e non ho nessun motivo per restare.


Valutazioni Giuria

22 – Basta – Valutazione: 21

Giud.1:
La storia di Mia è ben raccontata. La descrizione degli stati d’animo della protagonista e dei commensali durante le tavolate di famiglia sono descritte con trasporto.

Giud.2:
frasi troppo lunghe. bello. non mi piace la scelta del tempo verbale. bella la scena del pranzo in famiglia. finale non scontato.

Giud.3:
Non scorre, periodi pesanti, qualche errore. Dinamiche familiari calcificate rendono il finale poco realista.

Giud.4:
i contenuti son troppo importanti per essere trattati con tanta superficialità. Consiglio di far affiorare le vicende attraverso un percorso che supporti i fatti, piuttosto che una scarna descrizione. Il pietismo di Mia suscita fastidio, più che solidarietà.