21 – Finì per addormentarsi

14 Gen di editor

21 – Finì per addormentarsi

Finì per addormentarsi, cullato dal rumore delle onde che si infrangevano pacificamente sulla battigia. Quel dolce suono gli ricordava la sua infanzia ad Okinawa, prima che la sua famiglia si trasferisse a Tokyo.

Era solo un bambino, abituato a vivere in mezzo alla natura, a trascorrere oziosi pomeriggi in spiaggia giocando con gli amici, a salutare i pescatori amici di suo padre che lo conoscevano da quando era nato mentre camminava in giro per il paesino, quando i genitori gli avevano annunciato che la famiglia si sarebbe trasferita nel giro di un mese.

Perchè?

E’ per il lavoro di tuo padre. Capirai quando saremo là.

Ma perchè? Non può lavorare qui?

Sei troppo piccolo per capire. Vedrai.

Eppure anche una volta cresciuto, al liceo, all’università, non aveva mai capito perchè suo padre avesse accettato un lavoro in quella caotica metropoli seppellita nel cemento che gli faceva venire il mal di testa.

E lui aveva giurato a se stesso che finiti gli studi sarebbe tornato a Okinawa, a Naha. Ma non era così semplice. A quanto pareva sempre più gente si trasferiva a Tokyo e sempre più gente abbandonava la sua isola a causa della scarsità di lavoro.

Così fece l’unica cosa che gli venne in mente. Si buttò a capofitto nel lavoro, risparmiando ogni centesimo, per cinque anni. Imparò il mestiere di barman, pensando che avrebbe potuto svolgere lo stesso impiego a Naha. Era difficile, gli orari erano lunghi ed estenuanti, ma la sua volontà era incrollabile. Viveva coi genitori e dava loro una parte del suo stipendio, ma anche così riuscì ad accumulare una bella somma di denaro.

Certo doveva ammettere che col tempo aveva imparato ad apprezzare un po’ di più Tokyo, ma sapeva che non si sarebbe mai ambientato veramente. Le vacanze trascorse ogni anno dai nonni gli ricordavano quanto gli mancasse il mare, l’atmosfera, il ritmo di vita completamente diverso da quello della capitale del Sol Levante.

E alla fine, poco prima del suo ventottesimo compleanno, tornò a Naha.

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Finì per addormentarsi, cullato dal rumore delle onde che si infrangevano pacificamente sulla battigia.

Era tutto come quando era piccolo.

Ma era solo.

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Ci mise un po’ di tempo ad ambientarsi nuovamente. Pian piano ritrovò alcuni amici d’infanzia che iniziò a frequentare, tutti sorpresi dal suo ritorno, quasi tutti invidiosi che avesse vissuto a Tokyo.

Lui non capiva. Non avrebbe mai augurato a nessun abitante di Okinawa di doverla lasciare e di dover vivere in una città affollata, rumorosa, malinconica come Tokyo.

Conobbe una ragazza e nel giro di un anno la sposò. Furono benedetti con tre bambini, tutti in perfetta salute.

Parlava poco di Tokyo con loro e rimase deluso quando scoprì che i due maggiori, due gemelli, avevano intenzione di frequentare l’università laggiù.

Rimase ancora più deluso quando entrambi trovarono lavoro a Tokyo.

Col passare degli anni, però, si rendeva conto sempre più che non poteva interferire con le decisioni della sua prole ormai adulta e a malincuore accettò la loro lontananza.

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Finì per addormentarsi l’ultima volta in una calda sera d’estate, dopo una cena leggera in cui quasi non toccò cibo tranne che per l’ottima zuppa di miso della moglie.

Si addormentò e sognò la sua amata isola, senza rendersi conto che era l’ultima volta che l’avrebbe vista.


Valutazioni Giuria

21 – Finì per addormentarsi – Valutazione: 21

Giud.1:
lo stile del racconto è buono e scorrevole la lettura, trovato non molto avvincente

Giud.2:
lettura scorrevole, ma senza suscitare molto curiosità nel lettore.

Giud.3:
Senza infamia e senza lode, ma piatto al limite della noia.

Giud.4:
“non aveva mai capito perchè suo padre avesse accettato un lavoro in quella caotica metropoli seppellita nel cemento che gli faceva venire il mal di testa.” manca la divisione delle subordinate. Il discorso diretto manca di segni di interpunzione: errori troppo gravi per un giudizio positivo. Interessante l’idea di dividere la storia in momenti della vita (anche graficamente), ma la trattazione è un po’ superficiale.