21 – Le 12 settimane

2 Dic di editor

21 – Le 12 settimane

Tutta colpa della pastiera! Ciro O’Taccuino non entrava nelle case per arricchirsi o per necessità. Lo faceva per quei piccoli lussi che lo stipendio della ferramenta non gli poteva concedere. Una chiave la duplicava per il cliente, una la duplicava per sè. Lo chiamavano così perchè teneva un taccuino dove segnava nome e indirizzo di ogni chiave duplicata. Di fianco le note importanti: “formaggio buono”, “sigari ottimi”, “non entrare”. I carabinieri l’avevano trovato addormentato sulla poltrona nello studio di un avvocato, il lusso ed un buon bicchiere lo avevano tradito.

Danny l’inglese invece faceva il mimo, saltuariamente il borseggiatore. La sera del 14 marzo 2012 perse la testa e poco ci mancò che ammazzasse la moglie. Maria aveva trovato il coraggio di dirgli che lo aveva tradito mille volte e che non poteva più stare con un borseggiatore che faceva il mimo. A lui interessava poco della moglie, ma quella sera il Napoli perse 4 a 1 in casa degli inglesi con un gol all’ultimo minuto. Al goal degli inglesi perse la testa, la presenza della moglie fu una sfortunata coincidenza. Tornato in se chiamò i carabinieri spiegando il disguido, certo della comprensione per la qualificazione sfumata. Gli diedero 3 anni. Quella sera decise che da quel giorno avrebbe rapinato solo turisti inglesi.

Il terzo in cella coi noi era Mimmo Marzapane. La sua famiglia gestisce una storica pasticceria al Vomero. Si faceva chiamare Marzapane perchè amava quel dolce più di tutto. Una mattina con una fucilata aveva quasi staccato un braccio a suo fratello. Fin da piccolo non si era mai sentito figlio di suo padre, lui biondo e un pò bassino. Quei poster di Nino d’Angelo in casa, lei che andava a tutti i suoi concerti. Il tarlo si era fatto certezza, sua madre aveva tradito il marito. Il fratello conosceva la sua ossessione ed all’ennesimo “Nino facci una cantata” gli aveva sparato con la doppietta del nonno. Sono 2 anni che tutti i mesi chiede, invano, il test del DNA con il cantante.

Poi ci sono io. Innocente. Il classico errore giudiziario che a breve si risolverà.

Il piano per la fuga fu presto fatto. Saremmo usciti dalla finestra dopo aver tagliato le sbarre. Dovevamo solo tenere conto del fatto che ogni 12 settimane dovevamo, per regole carcerarie, cambiare cella.

Ciro O’Taccuino diceva di conoscere una lima che tagliava qualsiasi cosa, lunga come un cannolo e fina come uno stuzzicadenti! Aveva calcolato che ne servivano 12 per segare tutte le sbarre. Mimmo Marzapane l’avrebbe fatta nascondere nei cesti di marzapane che ci saremmo fatti portare ogni settimana. Danny l’Inglese a sua volta aveva rubato una mano finta dal laboratorio di tessuti. La mano finta teneva le sbarre, quella vera lavorava.

Arrivavano cesti di marzapane bellissimi. Una volta la lima era il tronco di un albero, un’altra uno spiedino. Faticavamo quasi a trovarla. Mimmo mangiava, Ciro faceva il palo e Danny alla finestra. Guardarlo mentre tagliava era magia.

Le settimane passavano, ma Mimmo stava cedendo. La quantità di marzapane era troppo anche per lui. C’era marzapane ovunque. Gli altri carcerati non ne potevano più, le guardie ne erano esauste. Avevamo intasato due volte gli scarichi cercando di buttarlo.

Arrivammo alla dodicesima settimana sfiniti. L’ultimo giorno però arrivarono due pacchi. Il primo conteneva il solito cesto di marzapane, il secondo una enorme pastiera ancora calda. Il papà di Mimmo voleva festeggiassimo l’evasione ormai prossima. Il profumo della pastiera invase tutto il corridoio. L’intero piano era in fermento, finalmente non c’era solo marzapane.

In quell’istante il guardiano capo si presenta alla porta: “finalmente non solo marzapane…e guarda che bella pastiera!”.

Lo guardammo impietriti come le statuine del presepe.

Facendosi largo, il guardiano capo afferrò uno sgabello e si sedette proprio sotto la finestra.

“Che, me ne offrite un pò?”; “Mimmo mi pari un pò pallido, che non stai bene?”. Danny non respirava più, Ciro barcollava.

Alla terza fetta di pastiera si alzò soddisfatto, sembrava alto 6 metri. Si girò verso la finestra per respirare a pieni polmoni, le mani ai fianchi per sollevare meglio i pantaloni. Impercettibilmente si sporse in avanti, la mano si allunga verso le sbarre…la finestra cede.

Tutta colpa della pastiera!


3 Commenti

  1. Estrosa l’ambientazione carceraria e divertente sia lo sviluppo della vicenda sia la caratterizzazione dei personaggi. Si tifa per loro e si spera che ce la facciano, prima dell’indigestione di marzapane!
    La pastiera ha un proprio ruolo ben definito, anche se appare verso la fine!
    Attenzione all’uso della punteggiatura

  2. Il racconto è ideato molto bene. Lo stile è uniforme e la narrazione equilibrata. Il finale riesce a essere divertente.
    Peccato per alcuni errori nella consecutio temporum, limitati fortunatamente solo ad alcuni passaggi. Si tratta più che altro di un uso non corretto del presente storico.

  3. Il racconto inizia bene, con la vivace descrizione dei carcerati. La trama è semplice, in perfetta sintonia con la semplicità dei personaggi. L’imprevisto finale arriva pacato, senza strappi, così da mantenere l’armonia dell’insieme. Scorrevole, corretto, equilibrato.

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