21 – La busta

28 Gen di editor

21 – La busta

Era bello tornare a casa dopo una mattina in sella alla moto, a sfidare il caldo in estate e il gelo in inverno. Era il suo lavoro, ormai faceva il postino da dieci anni e cominciava a pensare che non avrebbe mai più smesso. Certo, alcune cose non riusciva a mandarle giù. Le cassette della posta posizionate in modo che, per infilarci le buste, dovevi offrire il tuo avambraccio alle fauci di un alano bavoso, per esempio. O i numeri civici sbagliati. Quelli proprio non li sopportava. Lo faceva proprio imbestialire il fatto che qualcuno scrivesse il civico a caso. Non che lui ne avesse più bisogno…ormai, dopo dieci anni dello stesso giro gli bastava un’occhiata al nome per smistare la posta.

Quel giorno era più allegro del solito al rientro; gli sembrava di aver fatto qualcosa di bello, di grande, forse perché trasgressivo, nel suo pensare da postino, o forse perché ne sentiva il bisogno da un po’. Gli era capitato che, arrivato in fondo a via Leopardi, l’ultima lettera da consegnare fosse indirizzata a Bassi Flavio – Via Leopardi 84. La scrittura era quella di Maria, della sua Maria. O meglio, di Maria che non era più sua. Perché lui non la capiva, perché non funzionava, perché forse il loro rapporto si era un po’ arenato…tante parole dalle quali lui, Michele il postino, aveva capito che nella testa di Maria c’era un altro. E gli era anche chiaro chi. Era lui, Flavio, bello, simpatico, completamente privo di interessi e passioni, insipido…ma bello. E simpatico. Così dicevano, almeno. Sentì la rabbia accumulata in quei due mesi crescergli dentro tutta in una volta, quasi la vedeva velargli gli occhi. Fece pochi passi verso il cestino dei rifiuti, prese la busta tra il pollice e l’indice e con il medio la spinse nel cestino, come faceva quando infilava una cartolina in una cassetta.

E adesso era contento di averlo fatto, consapevole che stava rischiando il posto di lavoro e anche qualcosa in più, ma la scarica di adrenalina che gli aveva dato quel piccolo gesto era valsa tutte le possibili ansie future.

Non fu in grado di trattenere la sua soddisfazione, di lasciare che fosse solo sua. Questo fu il suo problema. Sentì il bisogno di raccontare cosa aveva fatto, e così chiamò Giovanni, il suo migliore amico, e dopo mille raccomandazioni di non raccontare niente neanche a Cristina, lo fece partecipe del suo gesto. Solo che Giovanni, dopo aver promesso che sarebbe stato una tomba, non fu capace di resistere e lo raccontò a Cristina. E un giorno in cui Maria, sentendosi anche lei in vena di condividere le proprie speranze e ansie, si era messa a parlare con Cristina della lettera… quest’ultima era crollata e aveva spifferato tutto.

Il giorno dopo la conversazione tra Cristina e Maria il telefono di Michele aveva squillato.

«Vergognati!» era l’unica parola che si era sentito dire, e poi il rumore del ricevitore che viene riagganciato.

Da quel giorno Flavio aveva deciso di diventare il suo incubo. Telefonate di minaccia, appostamenti, scritte di insulti sul muro fuori casa. A Michele sembrava tutto davvero esagerato. Se anche il suo gesto era stato poco leale e obiettivamente un po’ stupido, questa reazione gli sembrava frutto di una mente insana. E cominciò ad avere davvero paura. Cominciò a temere che ben presto Flavio non si sarebbe limitato a guardarlo in cagnesco dall’auto parcheggiata, ma avrebbe accelerato all’improvviso per investirlo. O che una mattina lo avrebbe trovato, armato, nascosto nell’androne. Cominciò a fare incubi, a non uscire col buio. Stava male. Mentre faceva il giro con la moto gli pareva che da ogni angolo spuntasse l’auto di Flavio che puntava verso di lui.

Una mattina uscì dal portone per andare al lavoro e Flavio era lì. Gli puntava addosso quegli occhi in cui Michele vedeva lo stesso vuoto di vetro che aveva sognato per tre notti consecutive. Non pensò, non aspettò che parlasse e cominciò a colpirlo, con pugni, con calci, con il casco.

Quando la polizia lo venne a prendere gli dissero: «Cosa ti è preso? Potevi ammazzarlo! Spera che si riprenda o passerai dei guai che neanche te li immagini».

Michele rispose: «Lo sapete quante lettere arrivano indirizzate ai numeri dall’80 all’88 di via Leopardi? Lo sapete? I pari in via Leopardi finiscono al 76!»


Valutazioni Giuria

21 – La busta – Valutazione: 25

Giud.1:
Bella la trama e scorrevole la lettura. la risposta di Michele alla Polizia non sembra pertinente.

Giud.2:
Bella la descrizione delle cassette della posta e della lettera. bello il triangolo amoroso. non ho apprezzato l’esagerazione del rapporto tra Michele e Flavio. bello l’incipit ma manca un pò il resto della trama.

Giud.3:
Scorrevole, avvincente, ben scritto. La persecuzione di Flavio pare immotivata, ma l’idea finale dei civici inesistenti alza il tiro.

Giud.4:
Il finale riscatta un tema altrimenti banale.