2 – WINDPROOF LIGHTER

27 Dic di editor

2 – WINDPROOF LIGHTER

Iniziavano i primi freddi e a Rogo e la sua compagna cominciavano a non bastare più le pellicce di harü per ripararsi dal gelo che, specialmente di notte, si infiltrava nella caverna e li aggrediva con una ferocia degna del kellor più affamato.

Da quando avevano perso il loro clan si erano stabiliti in una grotta cercando solo di restare vivi, nutrendosi di radici e piccoli animali, se Rogo riusciva a catturarli. Non era mai stato un cacciatore, il fisico gracile l’aveva relegato, nella tribù, a livello delle donne, provocando lo scherno degli altri uomini. Per questo non era riuscito a stare al passo quando i suoi compagni avevano abbandonato il Dirupo per raggiungere la Piana, ricca di selvaggina. Era rimasto indietro con Elua, che sapeva sa­rebbe restata al suo fianco qualsiasi cosa succedesse. Una ragione in più per fargli provare una stret­ta al cuore sentendola rabbrividire mentre la teneva stretta, cercando di scaldarla come poteva, e si chiedeva se fosse stata una saggia decisione quella di non tentare di raggiungere gli altri. L’arrivo della stagione fredda avrebbe messo a dura prova la loro resistenza e lui non era affatto sicuro di po­tercela fare.

Quella mattina lasciò Elua a riscaldarsi al sole sempre più debole, mentre lui andava a procurare il cibo necessario per affrontare un altro giorno. Si avviò per un sentiero nella foresta, con occhi atten­ti a guardare di qua e di là in cerca di bacche o fiori commestibili. Un guizzo alla sua sinistra lo bloccò: un piccolo lempur lo guardò per un attimo, poi si tuffò nel tronco cavo di una sgrovia. Lui fu svelto a seguirlo e riuscì a infilzarlo col suo bastone prima che quello si rintanasse il più in basso possibile. Alzò la sua preda al cielo e urlò la sua soddisfazione, come aveva visto fare cento volte ai cacciatori della tribù. Solo che loro uccidevano kellor enormi, non di certo un esserino scarno dalla polpa tenera ma insapore. Questo pensiero comunque non lo rattristò, la felicità di poter offrire a Elua un minimo di carne ebbe la meglio. E se fosse stato ancora più fortunato avrebbe potuto tornare alla caverna con una leccornia che di certo le avrebbe allargato sulla faccia l’eterno sorriso triste. Ma doveva fare in fretta, il cielo si andava ricoprendo di nuvole nere e il vento lo faceva rab­brividire. Infilò la mano nel tronco in cerca delle saporite uova di lempur che piacevano così tanto alla sua donna. Tastò alla cieca fin dove arrivava il suo braccio e toccò qualcosa di freddo e leviga­to. Non un uovo, neanche una pietra. Tirò fuori qualcosa di mai visto: gli stava tutto sul palmo della mano, aveva la forma squadrata e il materiale di cui era fatto gli era del tutto sconosciuto. Strani se­gni erano incisi su di esso e rigirandolo tra le mani si aprì in due, scoprendo una piccola strana scultura con una rotellina di fianco. Rogo la fece girare e per poco non cadde tra i cespugli per la paura quando ne scaturirono minuscoli lampi. Ma la curiosità vinse di nuovo: continuò a farla girare finché da quello che sembrava un grosso pelo di harü non si levò una lingua rossa. Stavolta si spa­ventò sul serio e lanciò lontano l’aggeggio infernale. Atterrò su una manciata di foglie secche che non ci misero molto ad avvampare. L’uomo stette a guardare lo strano fenomeno mai visto, poi si armò di coraggio e si avvicinò. Cercò di riprendere il suo tesoro ma scoprì che il piccolo falò emanava un calore che gli impediva di farlo.

Calore? Calore!

Aspettò che le foglie si spegnessero, recuperò la sua scoperta e riprovò la magia: di nuovo i lampi, di nuovo la lingua calda. Tornò di corsa alla caverna, dimenticandosi anche del lempur.

~~~

«Quindi mi stai dicendo che adesso il tuo Zippo è a spasso nel tempo?»

«È sparito, no? L’hai visto.»

«E… dov’è andato, di preciso?»

«Non lo so, devo perfezionare il tracciamento. Nel passato, però. La macchina non può andare in avanti. Ancora.»

«Servirà a bruciare qualche strega, che dici?»

«O a scaldare qualche Neanderthal.»

«Il Capo lo sa come usi le Risorse della NASA nella pausa pranzo?»

«Perché dovrebbe?»

FINE

Valutazioni Giuria

2 – WINDPROOF LIGHTER – Valutazione: 25

Gaia:
Il racconto è ben scritto, la trama coinvolge e incuriosisce, i personaggi sono ben caratterizzati. Peccato il finale, che sembra ridicolizzare il tutto e fa perdere vigore alla narrazione.

Matteo:
Il racconto riesce a essere davvero appassionante, soprattutto durante la disperata ricerca di cibo da parte del protagonista. La deriva fantascientifica, seppur intrigante, non appare del tutto necessaria o, quantomeno, avrebbe bisogno di più spazio per essere approfondita. Buono lo stile.

Paola:
La quasi totalità del racconto è efficace e ben scritta. Ci si immedesima nei timori del povero e gracile Rogo e ci si affeziona alla fedele Elua. Si tifa per loro e perché sopravvivano, facendo spallucce a Darwin. Meno centrato invece il tentativo di rendere contemporanea e fantascientifica la vicenda. Mi sarei limitata a regalare ai protagonisti una caverna calda e la possibilità di cucinare i lempur. La buona sorte e l’intelligenza possono compensare un fisico non prestante.

Pietro:
Il racconto della scoperta del fuoco in un tempo preistorico (anzi fantastico simil-preistorico) non ha bisogno delle battute finali, che anzi lo compromettono seriamente, ridicolizzando le passioni di un protagonista molto ben caratterizzato. Questa appendice sgraziata manda fuori fuoco il testo, che senza di essa sarebbe un gran bel racconto (né d’altra parte riesco a ipotizzare che l’intento originario prevedesse entrambe le parti: non c’è equilibrio tra loro, il loro accostamento non genera un senso ulteriore, ma solo una certa arguzia un po’ cinica).