19 – Il potere dell’amore

2 Dic di editor

19 – Il potere dell’amore

“Tutta colpa della pastiera!, maledetta pastiera! si muova”, mi dice una donna stizzita; la guardo in silenzio e vado avanti a muovermi molto lentamente mentre lei mi guarda con impazienza.
“deve avere pazienza signora, certi dolci hanno bisogno di tempo”, “non voglio sentire ragioni, ho bisogno di questo dolce immediatamente”; “perché tutta questa fretta?” mi azzardo a chiedere, “perché mi manca il tempo” mi zittisce lei.
Con molta calma continuo la preparazione di questo dolce, un ingrediente alla volta, ogni tanto alzavo la sguardo, lei guardava insistentemente l’orologio mettendomi fretta.
Una lunga pelliccia avvolgeva il suo corpo, folti capelli rossi riempivano le linee di quel viso sottile e il rossore delle sue guance fredde facevano risaltare i suoi occhi azzurri come il cielo, era entrata portando con se un profumo molto forte, forte come faceva intendere fosse il suo carattere.
Sono solito osservare le persone, mi chiedo perché una persona possa avere tanta frustrazione sulle spalle, cosa spingesse una persona la notte di Natale, ad un passo dal cenone con la propria famiglia a premere tanto per un dolce. “ci vorrà ancora mezz’ora, se vuole passare tra un po’ faccia pure “, sbatte i pugni sul bancone “lei è un incompetente, mi faccia parlare con il suo responsabile“ urla ; “sono io il mio responsabile “rispondo con molta calma, strizza gli occhi ed esce dal negozio, mi sento rincuorato.
Era la sera di Natale, stavo per chiudere il negozio quando questa signora era arrivata portandosi dietro tutta la sua ansia e la sua premura, mi aveva chiesto in modo molto sgarbato di farle questa pastiera e avevo acconsentito perché volevo fare un ultimo gesto buono prima di ritirarmi con la mia famiglia, ma lei era stata eccessivamente scortese e non si era neanche resa conto degli orari appesi sulla vetrina in cui era chiaro che il negozio era già chiuso gia da dieci minuti.
La guardo camminare avanti e indietro dalla vetrina, parlava freneticamente al telefono urlando “dovete aspettarmi!”, chissà, pensavo io, immaginando una tavolata di gente come lei, che aveva sbattuto i piedi per questo dolce adesso avevano magari la presunzione di non aspettarla per cena.
La pastiera era pronta, le faccio un cenno con la mano per avvertila, entra nel negozio sbattendo i soldi sul tavolo, prende il sacchetto ed esce dalla porta di corsa portandosi via la scia del suo profumo e il rumore dei suoi tacchi.
La guardo uscire ma la neve sciolta sul marciapiede le gioca un brutto scherzo e cade; rimane seduta lì, senza muoversi, esco velocemente e mi avvicino a lei, piangeva, le lacrime rigavano il suo viso truccato mandando via quella cera da persona cattiva che si era messa in faccia, aveva gli occhi di una bambina adesso, apro le braccia e la stringo, singhiozzava sulla mia spalla, la aiuto a rialzarsi e la accompagno dentro al caldo per farla asciugare; “perdonami” mi dice con una voce che non sembrava più neanche la sua, “la mia mamma è in un ospizio e dopo una certa ora non mi fanno più entrare, è malata di Alzheimer e non riconosce più nessuno, l’unica cosa che riconosce è la sua pastiera che per ogni Natale la sua mamma le faceva mangiare e io ogni anno vado a passare con lei il Natale, non mi riconosce, pensa che io sia una infermiera gentile, ma quando mangia questo dolce riesce a capire chi sono e tutti gli anni mi prende la mano urlando il mio nome come se mi rivedesse dopo anni”, il cuore mi si stringe. Decido di regalarle tutta la teglia di pastiera, le stringo forte la mano e le auguro un buon natale.
Spengo la luce del negozio, abbasso la serranda, non sarei tornato a casa uguale a come sono uscito.
Non bisogna mai giudicare una persona senza avere ascoltato la sua storia, bisogna sempre guardare con il cuore, bisogna vivere con la sensibilità di andare oltre, lo dobbiamo a questo mondo arido di amore.
Ho visto Clara per i tre Natali successivi, finché un giorno non l’ho più vista. Con il dolore nel cuore avevo capito e con la testa alzata al cielo una lacrima mi era scesa, ero grato che la mia pastiera aveva fatto ritrovare in qualche modo una madre ed una figlia.
Sono queste le cose che dovrebbero contare durane le feste, il cuore.


3 Commenti

  1. L’idea di fondo è commovente: il valore delle cose travalica quello materiale e ci spinge a guardare oltre, così come si dovrebbe fare con le persone. Tuttavia ci sono alcuni passaggi poco chiari: se per la donna aveva così importanza il dolce sarebbe stato il caso di dare una motivazione del ritardo nel procurarselo, ad esempio.
    Sul piano sintattico e ortografico ci sono diversi errori, come un se al posto di sé e diverse incongruenze nell’uso dei tempi verbali. Vacillante anche la punteggiatura

  2. L’idea centrale ha un suo valore (l’importanza dell’andare oltre le apparenze e la necessità di comprendere che atteggiamenti negativi possono trovare spiegazione nella storia delle persone), ma il racconto mostra qualche forzatura. La scortesia della signora è eccessiva; il pasticciere prepara una pastiera in tempo record (irreale); non si capisce perché la donna non si sia procurata per tempo la torta, consideratane l’importanza.
    La scrittura scricchiola. La narrazione non è particolarmente scorrevole. I tempi verbali sono usati in modo inappropriato, con inadeguati passaggi dal presente all’imperfetto e con alcuni brutti errori.
    Fuori luogo le considerazioni finali, un po’ pedanti.

  3. Il racconto nasce da un’idea piuttosto buona, ma purtroppo è fortemente penalizzato da un uso molto impreciso della consecutio temporum.
    Lavorando con pazienza sulla forma, si potrebbe ottenere un risultato molto interessante! La storia merita uno sforzo ulteriore.

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