17 – Stamberga

18 Nov di editor

17 – Stamberga

E se fosse tutto un gigantesco imbroglio?

Se i 27.000 rubli non ci fossero mai stati, se fossero solo una montagna di soldi raccontati, ma mai contati? La traballante situazione finanziaria del conte è nota a tutta la città, le 650 anime che conducono le sue terre, sono tutte ipotecate con cambiali scadute ormai da mesi. Non mi meraviglierei se avesse architettato tutto, dal trasporto con la quadriglia, fino alla rapina a pochi km dall’arrivo a Smirnik. Il movente è fin scontato: truffare l’assicurazione e contare finalmente veri bigliettoni.

27.000 rubli sono una bella cifra, sistemerebbe chiunque; forse non renderebbe assassino il più mite tra gli uomini, ma certamente renderebbe scaltro il più idiota.

Ma l’idiota rimarrebbe tale e ci sarebbe un uomo più scaltro che in qualche modo risalirebbe al bandolo della matassa, smascherandolo. Questa è una certezza.

E quello smidollato di Tulipov, oltre ad essere storpio ed analfabeta, è anche idiota. Questa è un’altra certezza, che lo esclude dai sospetti.

Il servo Tulipov non era l’unico che sapeva della preziosa corriera. Insieme a lui vi è Kasnovic, fedele ragioniere dal naso adunco, aspetto pingue, capelli unti, basso di statura, oltre che fisica anche morale, viscido nell’umettare le labbra meccanicamente, ogni volta che il discorso andava vertendo su qualche serva giovinetta o su qualche nobildonna dal corpetto severo al punto di far pulsare il florido seno, oltre il limite del comune pudore.

Era in grado il nostro Kasnovic di architettare una rapina ad una corriera, rintracciando e ingaggiando un numero imprecisato di banditi, organizzare il piano, senza lasciare traccia dei propri spostamenti, delle proprie finanze, delle proprie assenze? Perché per mettere a punto una rapina del genere devi avere contatti non proprio diplomatici e una bella sommetta da anticipare ai vari interpreti, oltre che tempo per fare il tutto.

No, Kasnovic oltre che viscido è pavido. Non arrotonderebbe di una pertica la conta dei poderi del conte, figuriamoci sottrarre il denaro necessario all’impresa.

Nessun sospetto quindi. I funzionari della polizia della città brancolavano nel buio più pesto. Nulla portava ad una pista da seguire. Non un indizio, non un traccia.

Il postiglione fu ritrovato sbornio ai piedi di una quercia che offriva riparo dalla pioggia battente. Nulla seppe dire a riguardo dell’accaduto, se non che due ussari lo affiancarono, lo fecero fermare e poi bere fino a ridurlo in quello stato. Non che non fosse avvezzo al bere o forse proprio per questo, sta di fatto che ha saputo dire poco più che fossero uomini e non renne delle steppa.

Chi ha rubato e soprattutto cosa ha rubato ?

Nessun sospetto, nessun indizio, nessuna traccia. Un fantasma, il nulla.

La condizione ideale per riuscire nella magia a cui tutti almeno una volta nella vita abbiamo aspirato: non moltiplicare pani e pesci, ma molto più prosaicamente, banconote e monete. Novelli Re Mida, capaci di giustificare l’ardire dei nostri pensieri, pensando che poi faremo benefiche donazioni, elargizioni, a giustificazione della nostra cupidigia.

Di necessità virtù, il fine giustifica i mezzi. Sappiamo raccontarcene di ogni pur di appagare il nostro ego e il nostro bisogno smodato di avere.

Un conte allora può diventare ladro e raccontarsi che la sventura l’ha ridotto in quello stato e che il suo peccato è giustificato dalla tante ingiustizie patite dalla vita. Giudicarsi e assolversi, giudice e imputato.

Tornando ai protagonisti del nostro racconto, bisogna che introduca il tenente scelto Kossarov, prima scelta del dipartimento della regione, mandato ad indagare, attesa la disfatta della polizia della città.

Giovane ventisettenne, dal mento aguzzo, ricoperto di peli color delle carota ad adornarne i lineamenti. Un metro e ottantacinque cm di altezza, sovrappeso di qualche kg, cadetto alla prestigiosa accademia di Pietroburgo.

Kossarov aveva preso tutte le informazioni finanziarie sul conte ed era arrivato ad una conclusione:

2 Commenti

  1. Il racconto è incompleto e per questo non può essere valutato sufficiente… peccato. La narrazione è fluida, anche se con qualche incertezza nell’uso dei tempi verbali, lo stile è armonico ed equilibrato, ben adeguato al genere. Il linguaggio è ricco e non scontato, la trama coinvolgente.

  2. Scenario interessante e intrigante da giallo-noir. Le descrizioni dei personaggi sono approfondite e minuziose, entrano nel dettaglio della personalità (carattere e caratteristiche fisiche). La conclusione impone il dubbio per quanto riguarda la risoluzione del caso narrato, col lettore un po’ allo sbando sul finale. Ma bella la narrazione.

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