16 – Punto di rottura

14 Dic di editor

16 – Punto di rottura

“Ma dove scappi così di corsa, Giorgio? Aspettami, vengo con te!”

Accidenti. Avevo sperato che Matteo non si accorgesse di me, mentre passavo di fronte a casa sua, ma ovviamente lui aveva dovuto trovarsi in giardino proprio in quel momento.

La verità era che non volevo più frequentarlo, la nostra amicizia si era ormai arenata da tempo, e cercavo ogni scusa possibile per evitare di incontrarlo. Ma lui sembrava non rendersene conto. E abitare nella stessa via non aiutava di certo ad evitare incontri non voluti.

Mi toccò fermarmi e aspettare che uscisse, chiudendo il cancelletto dietro di sè. Si avvicinò sfoderando un sorriso smagliante e mi chiese dove fossi diretto.

“Da nessuna parte di preciso, voglio solo fare un giro in centro…” risposi, sperando che non si unisse a me. Ovviamente andò così e ci dirigemmo insieme verso il centro città che distava dieci minuti a piedi.

Matteo non tacque un attimo per tutto il tragitto. “Hai visto che belle le luci di Natale quest’anno? Mi ricordo che l’anno scorso erano oscene, mettevano una tristezza! Stavolta hanno fatto proprio un bel lavoro, l’albero al centro della piazza è spettacolare! Tu e Margherita dove andrete il 25, dai tuoi o dai suoi?”

Io rispondevo a monosillabi, non ero di grande umore e non avevo voglia di chiacchierare. Speravo che Matteo si accorgesse del mio stato d’animo e finisse per andarsene a casa, o per lasciarmi solo, se non altro. Ma lui continuava imperterrito.

“Senti, dovrei fare un salto in biblioteca. Devo prendere in prestito qualche libro.” Almeno là dentro regnava il silenzio. Mentre consultavo gli scaffali Matteo si allontanò e io tirai un sospiro di sollievo, conscio che tuttavia quella pace non sarebbe durata.

Penserete che sia proprio una persona orribile, a pensare a queste cose e a comportarmi così verso un amico, per quanto ormai distante. A mia discolpa potrei dirvi che sono stati i nostri genitori a insistere perchè diventassimo amici, da ragazzini, e che abitando vicini e frequentando le stesse scuole e gli stessi posti è stato pressochè impossibile evitare di trascorrere tempo insieme, volenti o nolenti. Potrei dirvi anche che in realtà non ho mai considerato Matteo un vero amico, bensì solo qualcuno con cui trascorrere del tempo una volta ogni tanto, perchè è una persona che reggo solo a piccole dosi ed è così per tutti, non solo per me.

Non negherò che anche io a volte non sono il massimo dell’affabilità e della simpatia, ma è senz’altro più piacevole trascorrere il tempo con me piuttosto che con lui. Non per vantarmi, ma ho un gran senso dell’umorismo… quando sono di buon umore, s’intende. Altrimenti divento sarcastico e cinico da morire.

“Giorgio? Hai fatto?”

Intendeva ovviamente se avessi trovato tutto ciò che volevo prendere in prestito, ma io non avevo ancora finito di cercare e scossi la testa. “Mi manca ancora un romanzo.”

“Ti aiuto se vuoi.”

“Lascia stare, dovrebbe essere qui vicino.”

Silenzio. Percepivo la sua presenza a pochi passi da me, come una nebbia che aleggiava fitta la sera tardi in Pianura Padana. Ma quando mi voltai dopo aver trovato il tomo che cercavo, non potendo più rimandare oltre, lo vidi fermo a testa bassa, cupo in volto.

“Che c’è?” chiesi, confuso. Non capivo il suo cambiamento di umore improvviso.

“Mia sorella è malata.”

Lo guardai ancora più perplesso. Lui continuò. “Una forma rara tumorale. E’ da un po’ che volevo dirtelo, non lo sa praticamente nessuno a parte la mia famiglia…”

Capii perchè ultimamente sembrava rincorrermi sempre, nonostante i ripetuti inviti declinati da parte mia, nonostante la mia freddezza nei suoi confronti. Voleva solo sfogarsi, e io ero una delle persone che conosceva meglio.

Tacqui per qualche istante, insicuro su come rispondere. “Mi dispiace molto. Come sta? Si sta curando?”

“Sì… ma non sanno ancora se la cura sarà efficace.”

“Andiamo a bere qualcosa.”

Mi sentivo in colpa? Certo.

Ma potevo rimediare almeno in parte? Sicuro.


Valutazioni Giuria

16 – Punto di rottura – Valutazione: 23

Gaia:
Il racconto lascia un po’ di amaro in bocca… I due personaggi non ne escono particolarmente bene: Giorgio appare un po’ presuntuoso, egoista e addirittura ipocrita; pare quasi farsi un merito del fatto di avere “sopportato” Matteo negli anni, anche se poi ammette i sentirsi quasi in colpa per il modo in cui cerca di evitarlo; Matteo sembra il tipico ragazzo un po’ pesante, che cerca affannosamente un rapporto con Giorgio, nonostante i modi antipatici di quest’ultimo… Un’amicizia imposta “dall’alto” che non si capisce bene che ragione abbia di esistere. Poi, il racconto della malattia cambia le carte in tavola e spinge Giorgio ad ascoltare “l’amico”… o forse, per la prima volta, a prenderlo seriamente in considerazione. Un po’ triste…e non del tutto convincente. Forse valeva la pena di approfondire un po’ le riflessioni di Giorgio per aiutare il lettore a capire se la svolta sia avvenuta per “pena” o se sia stata una reale occasione per iniziare finalmente un’amicizia seria… C’è uno sbilanciamento fra la parte negativa (la descrizione della poca sopportazione) e la conclusione. La narrazione è scorrevole, il linguaggio appropriato e corretto.

Matteo:
La lettura è scorrevole, ma la qualità formale è altalenante. Non mi è del tutto chiaro il senso del racconto: perchè Giorgio dovrebbe sentirsi particolarmente in colpa? Se una persona ci è poco simpatica siamo legittimati a non passare il tempo insieme. Il fatto che Giorgio cambi idea solo perchè la sorella di Matteo è malata mi sembra piuttosto ipocrita.

Paola:
Il racconto, sul piano stilistico, è ben scritto e ciò contribuisce a rendere scorrevole la lettura. Purtroppo però ad allontanare il lettore è l’antipatia che si avverte nei confronti di entrambi i personaggi: un Giorgio scostante e supponente (grande umorista, a detta sua) e un Matteo che ha lo stesso appeal di un cagnolino abbandonato. E la malattia della sorella non risolve anzi avvolge il finale di un senso di colpa che si sente addosso anche chi legge.

Pietro:
Il racconto scorre ma lascia un senso di casualità che ho faticato a spiegarmi. Credo, alla fine, che sia dovuto a una mancanza di definizione del personaggio di Giorgio, il quale ha, certo, un desiderio molto chiaro (evitare Matteo o scrollarselo di dosso), ma solo negativo. Leggendo, noi non sappiamo perché sia uscito di casa, dove stia andando, perché sia una disgrazia incontrare Matteo proprio oggi. Così Giorgio risulta a tratti respingente (le sue motivazioni generiche sembrano scuse), e il racconto un po’ debole.