15 – Anche Milano ha il suo macellaio

18 Gen di editor

15 – Anche Milano ha il suo macellaio

Ci fu un lungo silenzio rotto solo dallo squillo del telefono. Paolo non rispose. Pensando fosse troppo presto per iniziare la giornata lavorativa, lasciò la propria postazione per concedersi un caffè al bar dell’ateneo. Mentre attraversava il chiostro spinse lo sguardo in direzione del portone che s’affaccia su largo Gemelli. C’era troppo movimento data l’ora ma soprattutto dato il periodo, era il 26 luglio. Non erano studenti che si affannavano nella sua direzione ma la polizia.

Ho ascoltato questa storia numerose volte ed il narratore non ha mai cambiato una virgola nel ripeterla. Il suo stato d’animo nel ricordare i particolari è ancora quello di chi non poteva credere ai fatti. Ed io, appassionata di cronaca nera ad oggi non mi faccio mancare l’occasione di farmela raccontare, quasi volessi scorgere nelle sue parole quella prova che non ha mai permesso di risolvere il caso perché mai trovata.

Siamo a Milano, estate del 1971. Città tormentata e violenta, connotata da rivolte studentesche, manifestazioni, gli hippy importati da altre culture. La Milano che aveva appena subito il torto di piazza Fontana, quella che aveva visto i Led Zeppelin, durante un concerto al Vigorelli, passare da protagonisti mentre suonavano le note di “Since I’ve been loving you” a spettatori di una guerriglia urbana. La Milano che stava per andare in vacanza ed anche per Simonetta quell’ultimo sabato di luglio sarebbe stato il giorno della partenza.

Paolo con lo sguardo perso nel vuoto, iniziò: “Trovata nel bagno della scala G, sangue ovunque. Sui quei muri le trentatré coltellate c’ erano tutte. La Ferrero era una brava ragazza, si era laureata l’anno prima in scienza politiche, apparentemente non aveva motivo di essere lì. Poi …. quel lunedì mattina un seminarista fece la macabra scoperta. Passando davanti ai servizi sentì il rumore dell’acqua che scorreva, pensò avessero lasciato un rubinetto aperto, così entrò e quel che vide…beh, fu da subito sospettato, per molti era lui l’assassino”.

“E tu? I tuoi colleghi? Se non ricordo male vi interrogarono tutti?”

“Ebbi il mal di testa per tutto agosto. Caracciolo, il capo della mobile, quotidianamente mandava qualche agente a prelevarci, sempre le stesse domande. Il portiere, pover’uomo fini per esaurirsi. Si dimise pochi mesi dopo. Riccardo, con il quale condividevo l’ufficio, fu ospite per qualche tempo della clinica S. Giuseppe perché non riusciva più a mangiare, ed io ero arrivato a fumare più di tre pacchetti di sigarette al giorno”.

Quante volte gliel’ho fatta raccontare…

Vent’anni dopo l’accaduto, iniziai i miei studi in Cattolica. La scala G. era stretta e buia. A metà si trovava un ammezzato ed una porta murata, dietro, i bagni demoliti, nonostante ciò ricordo ancora che chi saliva quei gradini, affrettava il passo quasi avvertisse la paura di quegli istanti così efferati.

Quando mi trasferii in altro ateneo, al corso di criminologia, studiando il compendio del Ponti appresi che tra gli anni sessanta e settanta, nel capoluogo vennero strappate alla vita altre sei donne.

Era il ’63 quando fu rinvenuta la prima vittima: Olimpia. Esattamente un anno dopo Elisabetta. Nel ’70 Margherita, Salvina nel ’71, Valentina nel ’75 poi fu la volta di Tiziana.

Tutte con stili di vita diversi, uccise in età diverse. Massacrate, smembrate con arma da taglio. Nessuno però, all’epoca, aveva avanzato l’ipotesi dell’omicidio seriale. I casi furono per anni lasciati sospesi ad attendere il progredire della scienza, ancora oggi non si è giunti ad alcuna svolta.

Di recente, mi sono imbattuta in un articolo su un quotidiano. Raccontava di Simonetta, di Mario Toso, quel seminarista, oggi vescovo, sospettato di essere il suo assassino, ma non solo:

“Papà, senti cosa scrivono! Finalmente Franco Posa, il criminologo, ha deciso di riesaminare l’omicidio della Ferrero avvalendosi di esperti e strumenti di alta precisione. Sembra concretizzarsi l’ipotesi che la mano possa essere stata la stessa per tutte le ragazze, l’assassino è territoriale, un serial killer”.

“Non lo troveranno”.


Valutazioni Giuria

15 – Anche Milano ha il suo macellaio – Valutazione: 20

Giud.1:
La narrazione è un po’ articolata. Narratore e uditore sono poco descritti.

Giud.2:
l’incursione del narratore non mi è piaciuta. è un fatto realmente accaduto?

Giud.3:
Virgole latitanti, ma per il resto corretto. Non ricordando i fatti di cronaca narrati nel racconto, si fatica un po’ a seguire lo sviluppo.

Giud.4: