14 – E se fosse tutto un gigantesco imbroglio?

17 Nov di editor

14 – E se fosse tutto un gigantesco imbroglio?

“E se fosse tutto un gigantesco imbroglio?»

Marco si è fermato di colpo e io sono finito con il naso contro la borraccia d’alluminio appesa al suo zaino.

«Non capisco» dico a denti stretti e dolorante.

Lui si gira, indica in alto col dito e io, d’istinto, gli guardo il dito.

«Ci ha fatto salire al passo, ha aspettato di vederci controluce e poi, quando siamo scesi si è nascosto, magari per tenderci un agguato!».

«Ma se ci ha chiamato lui! Che senso ha?» Gli domando con una voce acida e una mano sulla narice destra.

Non mi risponde, con le sue enormi mani tasta le imposte della baita e verifica che siano davvero serrate. Poi fa il giro e sale anche sulla scala a pioli appoggiata alla canna fumaria. Solo quando ha verificato che nella baita non c’è proprio nessuno allora, quasi con fastidio, si degna di rispondermi.

«Non lo so. Ma sono sicuro che è qua, nascosto da qualche parte»

«Nascosto? Ma stai scherzando?»

Di colpo riprende a camminare in salita verso il casotto che si trova cento metri sopra la casa. Lo seguo a fatica. Sbuffando mi parla a raffica e mi spiega che quando il Bona aveva diciannove anni e lui diciassette gli aveva rubato la ragazza solo perché lavorava già e aveva l’auto e alle ragazze, si sa, piace di più chi c’ha l’auto, e allora lui poi gliel’aveva rigata quell’auto, e che botte che si erano dati, ma il Bona non era buono a pestare, era mingherlino, e lui gli aveva quasi rotto la mascella e la ragazza aveva pure preso le sue difese, ma poi, qualche anno dopo, quando stava per comprare la casa gialla vicino al fiume e aveva raccolto con fatica i soldi per la caparra, ecco, il Bona il giorno stesso aveva versato lui la caparra e gliel’aveva soffiata, anche se quella volta non se le erano date ma solo perché il Bona era lì con la sua mamma anziana; e poi la ‘crisi’ … il Bona che si era rifugiato tra i monti a scrivere ‘poesie’, ahaha, proprio lui che non infilava due verbi giusti di fila, e poi ne aveva scritta una che diceva qualcosa tipo ‘il mio nemico dalle gambe grosse …

Ma ormai mi ha distanziato e non capisco più quello che dice.

Poi arriva al casotto e si ferma, io un po’ a fatica lo raggiungo e mi dice:

«Dammi retta. È un gigantesco imbroglio, la storia della baita, le poesie, la richiesta di aiuto. Lui voleva solo arrivare alla resa dei conti. Voleva che io venissi qua e lo affrontassi».

«E invece, guarda un po’, sorpresa, ci sono anche io!»

«Zitto, sento qualcosa!»

Andiamo sul retro. La porta di legno è stata scardinata. In terra c’è un cellulare col vetro rotto.

Marco si affaccia con cautela restando fermo sulla soglia e sbarrandomi la strada.

«Che c’è? Hai trovato qualcosa?»

«Ehi ragazzi, ce ne avete messo di tempo! Marco! Che sorpresa!»

È la voce del Bona, Marco entra e ora anche io riesco a entrare.

È seduto a terra, con la schiena poggiata al muro, e ha una barba lunga che sembra un babbo natale magrissimo.

Marco sembra spiazzato e riesce solo a chiedere: «Cosa hai fatto?»

«Due ragazzi, hanno attraversato il passo del Cornà e trovato il casotto. Hanno sfondato la porta e si sono messi a dormire. Al mattino quando sono uscito mi sono accorto che c’era qualcosa di strano, ho chiuso tutto e sono salito a vedere. Ma quando sono entrato loro si sono spaventati, mi hanno messo fuori uso e sono scappati. Che idioti, se me lo chiedevano li avrei ospitati in casa!»

«Clandestini?» Chiedo.

«Sì, ogni giorno e sempre di più e sempre più giovani».

Guardo Marco, di solito sempre sicuro di tutto, e mi sembra indeciso. Farfuglia parole sconnesse… chiamare le autorità … prendere la barella… la gamba rotta … delle bende.

Ma il Bona che sembra invece molto lucido ci dice:

«Datemi una mano ad alzarmi e poi pian pianino, se mi aiutate, scendo in paese a farmi vedere la gamba. Niente denunce, sono cose che capitano».

Marco lo solleva quasi di peso e lo rimette in verticale.

«Ehi piano!»

Capisco che vorrebbe replicare qualcosa e invece tace.

«Grazie ragazzi, sono venuto qua dieci anni fa per stare un po’ tranquillo a scrivere e invece sono finito nell’occhio del ciclone. Ma me lo insegnate vuoi, se siamo uomini ci si aiuta. Chiamarli clandestini è solo un gigantesco imbroglio».




Un commento “14 – E se fosse tutto un gigantesco imbroglio?

  1. Testo che invoglia alla lettura, alla scoperta. Ricco di flash back e ricordi. Da semplice ed essenziale alla fine si immerge nel tema esistenziale e sociale dell’altro e lo fa con rispetto e semplicità. Buono il lessico che sull’epilogo ridà valore all’uomo.

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