14 – Verso il domani, un nuovo domani

18 Gen di editor

14 – Verso il domani, un nuovo domani

Ci fu solo un lungo silenzio rotto da un pianto liberatorio, un pianto di vita e di gioia.

Aurora era sola quel giorno in casa. era sdraiata sul divano, in pigiama.

Non si sentiva per nulla bene. Aveva la nausea, una sensazione strana, che non era solita provare.

Non aveva mangiato troppo, non si era abbuffata di dolci o di patatine come solitamente era portata a fare negli ultimi giorni perché imbrigliata dalla frustrazione e dal dolore di non essere ancora riuscita a realizzare il suo grande sogno e il forte desiderio del suo compagno.

Aurora voleva essere madre. Voleva avere un figlio dall’uomo che amava più della sua stessa vita.

Era da tre anni che provava, sperava e pregava di riuscire a rimanere incinta.

Sforzi inutili.

Speranze tante. Pianti infiniti.

Esiti tutti negativi.

Tutto senza alcun risultato.

La linea di evaporazione del test di gravidanza non si presentava mai.

Aurora e Diego avevano tentato – sinora – in qualsiasi modo di concretizzare questo desiderio. Si erano rivolti a medici, specialisti, si erano sottoposti ad analisi, erano stati disposti ad iniziare una serie di cure, lunghe e impegnative.

Il tutto senza alcun risultato.

Avevano provato anche con la fecondazione assistita.

Il verdetto clinico era stato unico e deciso.

Appariva ed era irreversibile, oltre che rigido ed ingiusto.

Citava “utero ostile”.

Due parole che avevano psicologicamente ucciso Aurora come donna, come compagna, ma anche come figlia.

La identificavano come la grande e unica responsabile di questa situazione.

Lei privava il suo Diego del figlio tanto bramato.

Si sentiva in colpa.

Una sensazione di disagio la opprimeva ogni volta che si interfacciava con gli altri, ogni volta che il suo sguardo incontrava quello della controparte, poiché recepiva – senza alcune motivazioni – una sensazione secondo la quale chiunque la circondasse la identificava come la donna sterile, incapace di portare nel suo ventre il germe, il seme per costruire le radici di una famiglia.

Nessuno l’aveva mai accusata.

Nessuno recepiva questa condizione o, quanto piuttosto, le riconosceva questa responsabilità.

Era tutto nella sua testa. Nella sua psiche.

Aurora aveva paura di non essere all’altezza della vita, della sua famiglia e di quell’uomo così straordinario quanto unico che lei amava alla follia al punto di aver voluto, scelto di cambiare città e lavoro per seguirlo e stare con lui.

Diego, per Aurora, era il suo tutto, la sua ragione di vita.

Temeva di perderlo se non fosse stata in grado di mettere al mondo il frutto del loro amore.

Diego amava Aurora, più della sua vita, la mancanza di un figlio proprio per lui era fonte di dolore, ma questo non poneva e non aveva mai messo in discussione la sua relazione con la compagna.

Lei per lui era abbastanza. Lei era la sua vita, la donna voluta, amata e scelta.

Per Aurora quello era un periodo particolarmente difficile.

La sua migliore amica la aveva appena comunicato che avrebbe avuto un bambino.

Un figlio non cercato al punto che Aurora viveva questa situazione come una ulteriore punizione che la vita le aveva presentato per accusarla della sua sterilità.

Erano due giorni che non usciva di casa. Si sentiva stanca, svogliata e anche malaticcia.

Questo non la preoccupava in quanto particolarmente soggetta all’influenza invernale.

Imputava a questo la causa del suo malessere.

Come era solita fare anche quella mattina era scesa in cucina per fare colazione, ma a differenza degli altri giorni l’odore del caffè l’aveva stomacata.

Una cosa molto strana, decise di sdraiarsi sul divano.

Mentre provava a riposare, il telefono di casa iniziò a squillare.

Non squillava mai.

Aurora lo prese.

“Clinica Sant’Anna. Cerco la signora Aurora”

“Sì, sono io.” Rispose mestamente.

“Sono il Dottor De Luca, volevo farle le congratulazioni. Tra 8 mesi sarà mamma.


Valutazioni Giuria

14 – Verso il domani, un nuovo domani – Valutazione: 24

Giud.1:
Linguaggio semplice di facile comprensione. Ben descritti i personaggi e le emozioni.

Giud.2:
argomento non scontato, bella la descrizione del desiderio di matenità della protagonista. bella l’escalation di emozioni. coinvolgente per il lettore. finale inatteso (ma sperato).

Giud.3:
Qualche errore, lessico povero, molte ripetizioni. Finale scontato fin dalle prime righe. Il tema, di per sé profondo e complesso, qui è banalizzato e intirso di luoghi comuni

Giud.4:
Che incipit è se lo abbandoniamo subito? allora tanto varrebbe dare un titolo. Trama povera e improbabile.