14 – Il vestito a fiori

14 Dic di editor

14 – Il vestito a fiori

“Ma dove scappi così di corsa, Giorgio? Aspettami, vengo con te!”.

“Che bello nonno, me lo racconti di nuovo?”

Mattia adorava la storia del nonno e della nonna al punto di farsela ripetere anche tre o quattro volte di fila.

Giorgio, con pazienza, ricominciava sempre il racconto dall’inizio: “Allora Mattia, devi sapere che nel 2020, quando tu eri ancora nel pancione della mamma, io abitavo con i tuoi genitori”.

“E perché nonno?”.

“Non ti ricordi Mattia che cosa ti avevo spiegato?”.

“Sì, me lo ricordo. Nel 2020 c’era un brutto ceffo!”.

“E il brutto ceffo si chiamava…”

“Covid! – continuò Mattia con l’aria soddisfatta di chi la sa lunga – e nessuno poteva uscire di casa perché Covid era aggressivo con tutti!”.

“Proprio così Mattia! E poi?”

“Poi tu eri venuto ad abitare qui perché mamma e papà non volevano lasciarti da solo!”

“Bravo Mattia. Ti sei ricordato bene!”

“Sì ma adesso continui tu!”.

“Va bene”.

Nonno Giorgio proseguì il suo racconto: “Di nascosto da tua mamma e tuo papà, quando abitavo qui, preparavo palline con la mollica del pane e le nascondevo tutte in un sacchetto”.

“Un sacchetto grande?”

“Un sacchetto grandissimo! Tanto così!” Rispose il nonno allargando le braccia per mostrare al nipote l’immensità del sacchetto.

Mattia, come ogni volta che nonno Giorgio arrivava a quel punto della storia, rideva: “Ma non è possibile. Non ci sono sacchetti così grossi!”.

“Ma il mio era un sacchetto magico!” Rispondeva sempre il nonno sgranando gli occhi per creare un senso di stupore, ma Mattia non era così ingenuo.

“Dai nonno, devi continuare la storia!”.

“Quando Covid divenne meno aggressivo, senza dire niente a tua mamma e a tuo papà, io uscii di casa di nascosto per andare a trovare la nonna. Ti ricordi dove abitava la nonna Ottavia?”.

“Certo! La nonna abitava qui vicino in una casa di cura per malati di Alzheimer perché la nonna non si ricordava più niente e non riconosceva più le persone!”.

“Bravo. Sai tutto!”.

Mattia non poteva perdere tempo a gongolare perché era venuto il momento della domanda più importante: “Nonno, ma se la nonna non ti riconosceva, perché andavi da lei?”

Ogni volta la risposta di Giorgio era la stessa: “Mattia, non mi importava se la nonna non mi riconosceva. Io riconoscevo lei e volevo vederla!”.

Giorgio prese il fazzoletto nascosto nella manica per pulire il nasino del nipote.

“Stavo dicendo che sono andato alla casa di cura per malati di alta marea e”

“Nonno, ti sei confuso! Era una casa di cura per malati di Alzheimer, non di alta marea!”.

“Hai ragione Mattia. Ho sbagliato!” commentò Giorgio felice per quella trovata dell’alta marea che aveva dato un tocco nuovo al solito racconto.

“Non fa niente se hai sbagliato. Vai avanti!”

“Cosa si dice in questi casi?”

“Per favore”

“Così va bene. Allora, sono arrivato alla casa di cura, ho chiesto di vedere la nonna, ma non mi hanno fatto entrare. Temevano che Covid si nascondesse nelle mie tasche!”

“E allora tu hai fatto finta di allontanarti, ma hai girato l’angolo per cercare la finestra della sua stanza!”

“Ben detto. E ti ricordi che cosa è successo dopo?”

“Hai lanciato palline di pane contro al suo vetro per chiamarla! Lei si è affacciata e tu hai pensato che era ancora più bella di quando l’avevi conosciuta!”

“È vero Mattia. La nonna quel giorno era bella come tanti anni prima quando, per chiamarla, lanciai palline di pane contro la sua finestra!”.

Giorgio raccontava sempre solo la sua versione di quello che era successo nel 2020 perché non poteva conoscere la versione di Ottavia.

Ottavia nel 2020 era anziana e ammalata ma, affacciandosi alla finestra, tornò ad essere la giovane ragazza di un tempo. Stava lì sperando che i genitori non se ne accorgessero. Al posto dell’ago per la flebo aveva un braccialetto di perline e non indossava la camicia da notte, ma il vestito a fiori. Lo aveva tenuto tutto il giorno sperando che lui passasse di là. E lui non solo era passato di là, ma l’aveva anche chiamata lanciando palline di pane contro al vetro. Lui era Giorgio, il ragazzo che le piaceva tanto e che sperava la invitasse alla festa di primavera.

“E che cosa ti ha detto la nonna quando sei andato via?”

“La nonna Ottavia ha ripetuto esattamente le stesse parole di circa cinquanta anni prima: Ma dove scappi così di corsa, Giorgio? Aspettami, vengo con te!”.


Valutazioni Giuria

14 – Il vestito a fiori – Valutazione: 29

Gaia:
Un bel racconto, scritto con molta delicatezza, senza tuttavia risultare melenso. Molto azzeccata l’idea di utilizzare l’incipit come un ricordo e molto piacevole il dialogo fra nonno e nipote. Temi decisamente consistenti, quali il Covid e l’Alzheimer, sono toccati con grande garbo attraverso il racconto del nonno. Un po’ struggente il finale, ma funziona molto bene. Ben scritto, piacevole, coinvolgente.

Matteo:
Racconto molto dolce. I personaggi del nonno e del nipote riescono a essere realistici. L’idea di trasformare l’incipit del racconto nella storia raccontata dal nonno è molto interessante. Mi sembra però che l’ultima parte del racconto sia piuttosto imprecisa: il contrasto tra l’immagine della nonna da giovane con quella di lei nella casa di riposo (potenzialmente molto bella) è poco rifinita, migliorabile.

Paola:
Il racconto è delicato e toccante. E’ bella la tenerezza che si crea tra nonno e nipote che continuano a reiterare la stessa scena e lo è anche la narrazione dell’amore giovanile di nonno Giorno per la ragazza con il vestito a fiori. Ben scritto.

Pietro:
Racconto ben scritto. L’idea della circolarità è tematicamente appropriata.
Ho trovato brusco il passaggio alla prospettiva di Ottavia: che lei riviva quel giorno ce lo fa sospettare (in un certo senso sperare) la malattia e ce lo confermano le sue parole. Non vedo perché, dunque, le informazioni necessarie non ce le possa dare Giorgio.