11 – La chiave

25 Gen di editor

11 – La chiave

Era bello tornare a casa dopo aver visto incenerire, giorno dopo giorno, il mio “sogno americano”.

“ Giacomo, lascia perdere queste fantasie e pensa, piuttosto, a costruirti una famiglia. Con le quote della vigna presso la Cantina sociale, potrai vivere senza preoccupazioni. Tutto questo un giorno sarà tuo. Hai la fortuna tra le mani, non mandare tutto in malora” questo predicava mio padre, nel vano tentativo di dissuadermi.

Quando si è giovani, tutto sembra possibile. Nessuno mi avrebbe fermato.

Decisi, perciò, appena ventenne, di chiudere con un passato di mediocrità, di abbandonare il paesello umbro che non offriva prospettive e di attraversare l’oceano per realizzare l’aspirazione di diventare un cantante.

Ben presto, però, l’ardore e l’entusiasmo vennero soppiantati dalla dura realtà e dal senso pratico. Infatti, dopo aver dato fondo alle magre finanze, sottoponendomi a inutili e costosi provini, mi trovai a un bivio: ritornare indietro con la coda tra le gambe o adattarmi alla nuova situazione. Naturalmente trovai un compromesso. Mi mantenni facendo il cameriere in un ristorante “ Little Italy” con l’opportunità di esibirmi per un’ora la sera con uno scontato repertorio italiano, con la speranza di essere notato.

Nell’attesa, erano trascorsi dieci lunghi e faticosi anni ma la mia testardaggine non cedeva.

Una mattina, nel rimettere a posto l’armadio, rinvenni in fondo a un cassetto la chiave arrugginita che mio padre mi aveva dato prima di partire, rassicurandomi:” Ricordati, la porta di casa è sempre aperta”. Quello stesso giorno ricevetti un doloroso telegramma che annunciava la morte dei miei genitori in un terribile incidente domestico. La casa era pressoché saltata in aria per una fuga di gas.

Fui sopraffatto dal dolore, dalla nostalgia e dai ricordi di un’infanzia felice. Le parole di mio padre riecheggiarono a lungo nella mia mente. Maturai una nuova consapevolezza: ero stufo di aspettare un vagheggiato successo che tardava ad arrivare e di “accontentarmi” del niente che quel soggiorno newyorkese mi offriva.

Il telegramma era arrivato in ritardo di qualche giorno, per cui con rabbia constatai che non avrei assistito al loro funerale. Partii comunque, chiedendo tutte le ferie mai godute.

Giunto in Italia, iniziai a riassaporare i profumi e gli aromi della mia terra.

Constatai piacevolmente che non c’era pericolo di essere svegliato dallo sferragliare della metropolitana o da voci di balordi ubriachi che si scannavano per strada. Rimasi colpito dai colori intensi, dall’aria tersa che liberava i miei polmoni intossicati dalla fuliggine cittadina.

Arrivai in paese con il cuore in tumulto. Stringevo forte la chiave ma, quando il taxi si fermò per farmi scendere, notai con immensa tristezza che della mia adorata casa restava in piedi solo mezza facciata con il numero civico.

Con le valigie sul marciapiede e con il morale sotto i piedi mi avvicinai ad essa come ad un’inferma, mi immersi in quella desolazione, camminando tra le macerie e cercando di ricostruire mentalmente l’ubicazione di quella o tal altra stanza.

Nel sollevare un masso, rinvenni la foto ancora intatta dei miei genitori. Sorridevano come se mi dessero il benvenuto. La strinsi al petto e percepii la loro presenza. Sentii scorrere sulle guance il calore delle lacrime fino ad allora represse, ne assaporai il sale con le labbra e presi coscienza che “quel tutto” ora era mio. Era arrivato il mio turno.

Pensai ai sacrifici di tre generazioni per tenerla in buone condizioni, a quanta storia racchiudevano quelle quattro mura crollate.

Nei giorni seguenti, dopo aver trovato una sistemazione provvisoria presso mio cugino Nicola, maturai la ferma decisione di ricostruirla pietra su pietra, cercando di recuperare tutto il possibile.

Nei mesi seguenti la vidi rinascere e solo quando riuscii a far girare quella chiave nella toppa del portone il puzzle della mia vita si ricompose. Ero finalmente tornato a casa.


Valutazioni Giuria

11 – La chiave – Valutazione: 27

Giud.1:
La trama è toccante. il racconto scorrevole è ben narrato.

Giud.2:
molte emozioni ben descritte, bella l’immagine della chiave e del sogno americano. belle le contrapposizioni tra sogno-realtà, partenza-ritorno. molto toccante il momento tra le macerie e il ritrovamento della foto. fianle non scontato. molto coinvolgente e chiaro

Giud.3:
“con l’opportunità… con uno scontato… con la speranza…”: troppi “con”. Non si poteva avvisarlo dell’incidente via telefono? Il ritorno a casa dell’incipit è il tema portante e la diversa percezione dei luoghi natii così come il desiderio di appropriarsene in età adulta sono convincenti. La chiave nel fondo del cassetto invece lo è meno.

Giud.4:
Non sempre la narrazione è fluida, la trama un po’ leggera. non ci sono comunque errori gravi.