10 – Il signor Gustavo

14 Dic di editor

10 – Il signor Gustavo

“Ma dove scappi così di corsa, Giorgio? Aspettami, vengo con te”. Lo vidi, coi palmi rivolti verso l’alto e un po’ chiuso nelle spalle, come chi ti sta dicendo qualcosa di ovvio.

Quell’uomo interrompeva continuamente ogni mia attività, mi rallentava per il bisogno di stare insieme a me, di dimostrarmi il suo affetto, quasi la sua venerazione. Mi si attaccava di continuo, col suo sorriso al miele, spesso accompagnato da storielle che dovevano essere divertenti. Arrivava alla mia scrivania all’improvviso e insisteva perché lasciassi in sospeso ciò che stavo facendo per fare una pausa insieme a lui, perché il caffè senza di me non aveva lo stesso aroma, diceva. Non era servile e non agiva così per attirare la mia benevolenza; mi girellava attorno come un bambino piccolo incredulo per essere stato ammesso ai giochi dei grandi. Aveva tre anni più di me ed era il mio datore di lavoro, ed io il suo assistente.

Era subentrato al padre cinque anni prima, quando questi si era ritirato, dopo aver passato anni a cercare di inculcare nel figlio l’idea che con i dipendenti bisogna mostrare rispetto e avere polso. Sul rispetto, il signor Gustavo (col nome di battesimo, perché il signor Musso, diceva, era suo padre) aveva appreso tutto, sul polso no.

Del padre non aveva il carattere, la capacità di far sentire la propria presenza forte e positiva, di essere autorevole, ma non arrogante. Gli somigliava invece fisicamente. La prestanza e l’incedere deciso ne facevano, a prima vista, un uomo affascinante. Il signor Gustavo non aveva moglie e viveva ancora con i genitori. Amava dire, con una risata, che era perché non aveva mai avuto la fortuna che aveva avuto suo padre con le donne. Noi pensavamo che nessuna donna potesse sopportare il suo modo di fare svenevole.

Se il signor Gustavo aveva nei miei confronti una sorta di venerazione, anche con gli altri dipendenti non mancava di elargire manifestazioni di benevolenza e ammirazione sempre eccessive e fuori luogo. L’adulazione sembrava per lui un dovere morale: ripeteva in continuazione frasi d’elogio, ma davano la sensazione di una bella torta nella quale si è ecceduto con lo zucchero. Nauseavano. Eppure lui le diceva con sincerità.

Il suo primo assistente, ereditato dal padre, mi aveva messo in guardia sul fatto che non era il caso di mostrarsi infastiditi dalle manifestazioni del capo, perché la cosa lo sconvolgeva nel profondo. Una volta aveva provato a fargli presente, col dovuto tatto, che il suo atteggiamento poteva essere male interpretato. Il signor Gustavo era sparito per due settimane, adducendo un malanno non meglio identificato. Poi era tornato e aveva ripreso a comportarsi come prima.

E adesso era anche lì, per strada: “Ma dove scappi così di corsa, Giorgio? Aspettami, vengo con te”

E così, per la prima volta, mi voltai spazientito. Perché quel giorno proprio non potevo permettermi di rallentare. Andavo a ritirare l’anello che quella sera avrei dato alla mia ragazza per chiederle di sposarmi. Ero nervosissimo.

“Senta, non anche qui…io sono il suo assistente, non la sua vita, e soprattutto lei non è la mia. Ho molta fretta, non posso aspettare e lei riesce sempre a farmi perdere un sacco di tempo!”

“Certo, hai ragione, ci vediamo” si limitò a dirmi.

Rimasi spiazzato, bloccato sul marciapiede senza sapere se inseguirlo. Mi ripresi in tempo per arrivare alla gioielleria prima che chiudesse e, vista la serata importante che mi aspettava, mi dimenticai di lui.

Il giorno dopo non era al lavoro. Quando uscii dall’ufficio mi parve doveroso andare da lui per scusarmi. Varcato il grande cancello, percorsi a piedi il vialetto fino alla porta d’ingresso. Al momento di bussare mi bloccai, sentendo giungere dall’interno una nota voce sdolcinata che diceva:

“Che persona meravigliosa sei. Una donna tanto intelligente e sensibile non si trova tutti i giorni. Sono davvero fortunato”

“Smettila, per favore, la vuoi piantare? Non se ne può più!” rispose una voce femminile tra l’esausto e il rassegnato.

“Scusa, cara”

Stavo per andarmene quando la porta si aprì.

“Che cosa fa lei qui, Giorgio?”

“Mi scusi signor Musso, c’è il signor Gustavo?” dissi, cercando di dissimulare la mia confusione.

“No, è partito stamattina per la montagna. A volte anche lui ha bisogno di staccare, sai?”


Valutazioni Giuria

10 – Il signor Gustavo – Valutazione: 21

Gaia:
La trama non ha grande consistenza. Non ci sono fatti particolarmente significativi che le diano corpo. Di fatto tutto ruota intorno alla descrizione della figura del “signor Gustavo”, una figura a dire il vero poco realistica. La conclusione, poi, contraddice la premessa: il vigore del Musso padre descritto all’inizio (in opposizione alla mollezza del figlio) pare ora totalmente smentito dalla “nota voce sdolcinata” sentita dal dipendente. Il tutto appare un po’ incoerente. La narrazione è scorrevole e non ci sono errori di carattere linguistico, ma nell’insieme il racconto non convince.

Matteo:
Il racconto è ben scritto e scorrevole alla letturra. Il fatto che il protagonista non sopporti più il suo capo non mi sembra però motivato a sufficienza. Appare semplicemente come un superiore eccessivamente espansivo. La piccola sfuriata di Giorgio risulta quindi esagerata.

Paola:
Il ritratto del signor Gustavo è stucchevole al punto giusto. Quasi infastidiscono anche il lettore le frivolezze e il suo eccessivo servilismo. Ciò che regge poco è il fatto che lo faccia con i suoi sottoposti. Sarebbe stato più efficace il contrario: un dipendente appiccicoso e stucchevole. Interessante la scelta narrativa di demolire “sentimentalmente” anche il padre, invece. Corretto sul piano stilistico.

Pietro:
Non sono riuscito a capire il punto del racconto, l’importanza della sorpresa finale.
A parte questo credo che il montaggio che porta a essa faccia scorrere il racconto troppo velocemente e non lo valorizzi. Sarebbe meglio cominciare dal presente di Giorgio che si dirige a casa di Gustavo, raccontando a se stesso quanto è accaduto: dall’evento straordinario, ovvero la sua «ribellione» al titolare, al pentimento, passando per la situazione aziendale e le fragilità del signor Gustavo.