10 – VANIGLIA, CIOCCOLATO E ROSE ROSSE

23 Nov di editor

10 – VANIGLIA, CIOCCOLATO E ROSE ROSSE

Ricordo bene: quella giornata iniziò nel migliore dei modi. Non solo lui, conosciuto on line tre mesi prima, mi aveva mandato un mazzo di rose rosse via whatsapp, ma le mie amiche mi avevano anche invitato a un aperitivo virtuale. Inoltre il corriere mi aveva consegnato un meraviglioso maglione azzurro, quello ordinato su internet il weekend precedente e che non vedevo l’ora di ricevere. A completamento di una mattina perfetta ero riuscita a prenotare un viaggio meraviglioso: la domenica seguente avrei visitato le migliori spiagge dei Caraibi. Con pochi click e grazie a una nuova applicazione avrei avuto l’opportunità di sentirmi su una vera e propria nave da crociera. Tutto ciò che era accaduto durante le prime ore di quella giornata preannunciava qualcosa di magnifico. Dovevo solo saper aspettare. Aspettare altre rose virtuali da parte del mio spasimante; aspettare un altro pacco dal corriere; aspettare l’ora dell’aperitivo e aspettare la partenza della nave. Tutto qui. E proprio quando dissi a voce alta “tutto qui” incominciai a sentirmi vuota e insoddisfatta. Volevo delle rose vere, uno spasimante in carne e ossa, provare un maglioncino in un negozio: uno di quelli dove c’erano i camerini con delle tende fastidiose che si chiudevano a fatica. E, cosa strana, iniziai a desiderare di partire per un viaggio. Un viaggio vero! Senza usare il computer, ma prendendo un aereo. In cerca di sostegno comunicai il mio stato d’animo su Facebook, Twitter e anche su Mess Republic, il social più cool del momento. Nel giro di pochi minuti i miei post furono inondati di commenti, per lo più insulti. Alcuni avevano scritto che ero solo un’ingrata perché la vita virtuale era un’occasione per non soffrire; altri invece arrivarono persino a darmi della poco di buono. Dopo aver letto quelle parole mi sentii soffocare e spensi il computer. Staccai il wi-fi e, per la prima volta dopo tanti mesi, mi ritrovai sconnessa dal mio mondo. Un mondo al quale avevo regalato la vita e che, in cambio, mi aveva insultato senza motivo. Non avendo internet a disposizione non potevo ordinare del cibo a domicilio e non potevo neppure consultare siti di ricette. Mi ricordai così di un vecchio libro regalatomi da mia nonna. Non ero più abituata a sfogliare pagine di carta vera e neppure a leggere parole scritte con il “ch” invece che con la “k”. Era tutto così strano eppure così affascinante. Seguii passo passo la ricetta di un sugo alle verdure e dopo pranzo, visto che non volevo riattivare il wi-fi e non avevo nient’altro da fare, iniziai a preparare dei biscotti. Ero inebriata dal profumo che proveniva dalla cucina: cioccolato, vaniglia e tanti ricordi di quando ero bambina. Era come se dal forno uscisse una magia. Io non lo sapevo ancora, ma era la magia del risveglio. Aprii le finestre perché volevo inondare il cortile di quel profumo e, per essere sicura che ciò accadesse, misi sul balcone alcuni biscotti. Poco dopo, uno ad uno, i miei vicini di casa uscirono sui propri balconi per capire che cosa stesse succedendo. Qualcuno si spaventò nel vedere così tanta gente affacciata tutta insieme. Non eravamo più abituati a vederci dal vivo invece che attraverso lo schermo di un computer. Qualcuno si rallegrò di quella novità e i meno timidi chiesero di poter venire a casa mia per assaggiare i biscotti. Per la prima volta dopo tanto tempo ricevetti degli ospiti. Eravamo tutti un po’ spaesati perché era difficile fare una conversazione senza usare alcun tipo chat, ma i biscotti, in qualche modo, ci aiutarono a rompere il ghiaccio. Mi sentii raggiante. Per la prima volta avevo capito quanto fosse bello vivere nel mondo reale. Quando tutti andarono via, mi ritrovai di nuovo sola, ma con una splendida consapevolezza. A distrarmi da quel pensiero fu il suono del campanello. Forse qualcuno dei miei vicini aveva dimenticato qualcosa. Aprii la porta per vedere chi era e mi trovai di fronte un ragazzo con un mazzo di rose rosse.




3 Commenti

  1. La prima parte del racconto (fino alla lettura del libro di cucina, per intenderci) potrebbe essere alleggerita: l’uso eccessivo dell’aggettivazione rende la narrazione poco scorrevole e incisiva.
    Riuscendo a tagliere alcuni passaggi superflui in queste prime righe, sarebbe possibile dare maggior spazio ad alcuni momenti potenzialmente molto interessanti. Faccio riferimento in particolare alle righe in cui i vicini si affacciano ai balconi e addirittura sono invitati a entrare in casa della protagonista: ci sarebbe tanto da raccontare!
    La totale assenza di una suddivisione in paragrafi, infine, rende meno scorrevole la lettura.

  2. Un tema attuale e ampiamente sentito, non trattato con originalità.
    L’andamento della narrazione è lento, il contenuto alquanto scontato e prevedibile., così come il finale. Per rendere interessante un tema ampiamente noto e variamente discusso sarebbe stato utile inserire qualche elemento di novità, se non nella trama, almeno nell’impiego delle tecniche narrative o nell’uso della lingua… L’insieme è piatto. La lingua è corretta, ma un po’ opaca.

  3. Racconto scorrevole e ben comprensibile che tocca un tema di oggi, sia per la società ultra informatizzata sia per l’attualità storica nelle quali siamo immersi: un miscuglio che fa riemergere prepotentemente il desiderio e il diritto di viversi senza distanze.
    Un desiderio da cui l’autore parte per approfondire la trama portando a galla una sensazione umana e unica: un filo conduttore studiato e organizzato bene.
    La scelta di vivere senza barriere, il bisogno di contatto oltre lo schermo: <> tornare a vivere. Pertinenti le espressioni usate e significativo il finale gioioso: la giusta conseguenza di una scelta consapevole e ragionevole che sa di libertà, uguale al profumo dei biscotti.
    Testo che fa riflettere.

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