1 – Il Professore italiano

28 Nov di editor

1 – Il Professore italiano

Tutta colpa della pastiera, quella mattina fu tutta colpa sua. Quella mattina non riuscivo a svegliarmi, le urla strazianti della sveglia mostravano tutta la sua disperazione, mentre cercava di non farmi perdere l’appuntamento col mio Prof di Tecnologie di chimica applicata, nonché relatore della mia tesi.

Esco di casa con ancora il cuscino sugli occhi. Arrivo in facoltà, entro nella stanza del Prof. Davide Zuccatelli, il quale mi guarda con aria stranita e mi chiede: <<Liang ma a che ora dovevi venire>>?

Davide aveva sempre mostrato un certo riguardo nei miei confronti:<< Vabbè, vabbè. Sai che facciamo? Andiamo al bar a prenderci un bel caffè>>.

Andammo al Piccolo Caffè di Maria Catania, finalmente stringevo tra le dita una tazza di caffè: <<Grazie Professore>>.

Ma il prof. Zuccatelli non era dello stesso avviso: <<Liang, è tutta qui la tua colazione? Il cervello va nutrito bene, soprattutto la mattina. Fidati di me, prenditi una spremuta e qualcosa di dolce, poi andiamo a sederci fuori al sole e ci prendiamo mezz’ora per noi, tranquillo>>.

Al solo ascoltare le sue parole avevo già puntato una fetta di pastiera che mi sorrideva al di là della vetrinetta. <<Vi porto tutto, andate pure a sedervi fuori>>, disse la ragazza del bar.

Seduto al tavolino con il relatore della mia tesi a chiacchierare come due vecchi amici, ricorderò sempre con affetto quel professore italiano. Arriva al signorina del bar, porta solo le due spremute, la fetta di pastiera era rimasta rinchiusa nella vetrinetta, sedotta e abbandonata.

Allora mi alzai dal tavolo per rapirla prima che qualcuno me la porti via. Sbadatamente con il lembo della mia giacca trascino il cappuccio del tavolo affianco, rovesciandolo sulla gonna di una ragazza. Diventai blu dalla vergogna, cercai di scusarmi senza avere il coraggio di guardare negli occhi quella ragazza, che con fare tipico delle zone meridionali italiane mi rimproverava in una lingua a me sconosciuta. Gli italiani hanno tantissime particolarità, tra le quali quella di parlare il proprio dialetto quando si arrabbiano. Io ero nel pallone, guardavo Davide, non capivo quello che mi diceva, finalmente Davide intervenne: <<Signorina lo scusi, oggi è un po’ distratto>>.

La ragazza era napoletana come Davide e iniziò difronte a me una sceneggiata teatrale degna di quei teatri di Time Square in cui mi portava mia madre da piccolo.

Ammiravo i gesti della ragazza volteggiare nell’aria, ne ero intimorito ma nello stesso tempo affascinato.

I due finirono di discutere iniziando a ridere e scherzare come vecchi amici, io ormai brancolavo nel buio in cerca di un lumino che potesse farmi capire cosa diavolo stava accadendo tra Davide e quella ragazza. Quella ragazza che non avrebbe mai immaginato che saremmo diventati marito e moglie. Finalmente i due protagonisti tornarono a parlare italiano e io, con gli occhi a cuoricino, mi presentai: <<Mi chiamo Liang e tu>>?

In quell’istante lo sguardo della ragazza mi sorrise: <<Mi chiamo Sabrina>>.

Sabrina però dovette andare via e Davide mi racconta cosa diavolo si fossero detti in napoletano stretto: <<Liang, quella ragazza era già molto tesa di suo, perché tra un po ha un’esame che già ha ripetuto due volte senza riuscire a passarlo e il cappuccino che le hai versato addosso l’aveva stressata ancora di più. Le ho detto che quel cappuccino sulla sua gonna le porterà fortuna. Poi abbiamo fatto una scommessa…>>

Quella favolosa italianità travolse Liang: <<Che scommessa>>?

<<Abbiamo scommesso che se passerà l’esame con trenta, andrete a mangiare una pizza insieme. Però adesso aspetta un attimo devo chiamare subito Settembrini…>>

Liang non capisce più nulla e non può fare altro che domandare:<<E chi è Settembrini >>?

Davide col sorriso in fronte:<< Settembrini è il Prof. con cui tra poco sosterrà l’esame e lui si da il caso che mi deve un favore>>.

La sera dopo mi ritrovai a Napoli con Sabrina mano nella mano. Andammo a mangiare una pizza da Di Matteo che fu il testimone della nascita il nostro grande amore.


3 Commenti

  1. Una trama un po’ scontata e banale.
    Si accavallano particolari e battute poco coinvolgenti. La ragazza già poteva immaginare che il futuro marito sarebbe stato un po’ goffo.
    Scorretto in modo evidente l’uso dei tempi verbali.

  2. Una trama un po’ banale, che capitombola definitivamente sul finale molto italiano delle facili raccomandazioni… Continui e inopportuni cambi di tempi verbali, alcuni dei quali francamente scorretti. Questo cappuccino è già la terza che scivola maldestro sulla gonna della futura moglie del protagonista…
    Alcuni periodi non stanno proprio in piedi, come ad esempio: “Seduto al tavolino con il relatore della mia tesi a chiacchierare come due vecchi amici, ricorderò sempre con affetto quel professore italiano.”
    Oppure: “Sabrina però dovette andare via e Davide mi racconta “. Due frasi coordinate non possono avere tempi verbali differenti!

  3. Sono presenti molte incertezze a livello di consecutio temporum.
    Nel finale la narrazione passa senza motivo dalla prima alla terza persona.
    Il protagonista viene delineato piuttosto bene, come un pesce fuor d’acqua. Nonostante ciò, proverei a farlo agire più attivamente, senza lasciare tutta l’iniziativa in mano al professore. La narrazione ne trarrebbe beneficio, diventando più chiara e incisiva.
    Per finire, è davvero necessario corrompere un altro docente per ottenere un semplice appuntamento?

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